Maurizio Sarri ha parlato del suo Napoli, il rapporto con Aurelio De Laurentiis e l’addio di Kalidou Koulibaly e Dires Mertens.
Maurizio Sarri, ex tecnico del Napoli ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni del Corriere dello Sport. Tra le altre cose, Sarri ha parlato del suo Napoli. Ecco le sue parole:
SARRI SUL NAPOLI E DE LAURENTIIS:
«Sigarette? Ne fumo settanta, ottanta al giorno, tre pacchetti mi vanno tutti. Ho fatto gli esami un paio di mesi fa, con tanto di liquido di contrasto, è tutto a posto. Vi elenco e bellezze del nuovo centro sportivo, Formelloland: il Lazio Lab, l’enorme palestra, i cinque campi al piano superiore. Di sotto è un po’ claustrofobico, ma ugualmente fantastico, se ripassi ti porto in giro e te lo mostro. Questa è la sala dei video, alle cinque e mezza s’analizza insieme il Valladolid, giochiamo sabato».
«L’ultimo Napoli, quello dell’ultimo anno intendo. Giocava il calcio che avevo in mente, un calcio di coinvolgimento totale. Ma anche nelle stagioni di Empoli avevo ricevuto dai ragazzi quello che volevo. Al Chelsea e alla Juve sono stato troppo poco per poter incidere in maniera pesante. E poi oggi è più difficile, più il tempo passa e più si afferma l’individualismo, e non solo nel calcio. È un cambiamento generazionale, non mi piace e impone degli adattamenti. Anch’io sono cambiato, in parte mi sono adeguato».
Cosa mi è rimasto dell’esperienza con De Laurentiis? «Una forma di affetto e gratitudine, mi ha concesso l’opportunità di misurarmi con il grande calcio ed era quello che volevo provare. Poi, certo, lavorarci insieme non è semplice».
MERTENS E KOULIBALY
«Koulibaly ha un potenziale mostruoso, alla fine va in un calcio di altissimo livello. Mertens è stato un capolavoro. Avevamo tre esterni d’attacco per due posti, la grande qualità di Lorenzo e l’equilibrio che garantiva Callejòn erano imprescindibili, così Mertens trovava poco spazio. A Bergamo, in dieci contro undici, tolsi Higuaìn e misi Dries centrale. Venti minuti mostruosi, prese due rigori, insomma li fece impazzire. L’anno dopo, quando persi Milik durante la sosta della nazionale – si ruppe i crociati – decisi di riproporlo in quella posizione».