Luciano Spalletti condottiero del Napoli, si è definito così l’allenatore azzurro che ha portato la squadra al primo posto in Serie A. L’arrivo di Spalletti sulla panchina partenopea ha cambiato le carte in tavolo. La squadra impaurita e distratta di Gattuso ha lasciato posto a giocatori convinti dei propri mezzi capaci di reagire alle difficoltà.
Corriere dello Sport dà un grande merito a Spalletti e scrive: “Ma una sottolineatura riguarda il tecnico che ha cambiato l’anima di questa squadra, sguainandola come una pelle e rivoltandola all’incontrario: rimane tutto il talento degli azzurri in una corteccia più dura. Questo carattere meriterà prove più severe, come quella di giovedì contro lo Spartak e, soprattutto, quello del 3 ottobre a Firenze contro una Viola che pure ha messo la testa a profitto. Sapremo allora se il paragone con il Napoli del terzo Sarri, partito allo stesso modo con sei vittorie di fila, non è pretenzioso. C’erano, in quella squadra, Jorginho, Hamsik, Allan e il Mertens ancora in grado di fare 18 gol (l’anno precedente erano stati 28). Ci piace pensare che questo Napoli si porti dietro la memoria creativa di quella straordinaria stagione, con un pizzico di maturità in più. Ma dirlo è un azzardo, almeno per ora“.
Il tecnico del Napoli non è ancora contento. Proprio Spalletti ha detto che il Napoli può ancora migliorare, ma soprattutto non vuole musi lunghi. L’allenatore sta cercando di lavorare sulla mentalità della squadra, come ha sottolineato anche Zielinski al termine della partita. Insomma in pochi mesi sembra che la cura Spalletti abbia fatto più che bene, tramutando la paura in voglia di fare e di vincere.