Per la festa della donna la storia di Alessandra Vitale, una donna speciale che sogna con lo sport. L’amputazione di una gamba, i periodi bui e la forza ritrovata.
FESTA DELLA DONNA
La festa della donna oggi assume un significato ancora più importante. Gli ultimi fatti di cronaca che hanno toccato anche Napoli, con la violenza di San Giorgio a Cremano e l’omicidio di Miano.
Le donne sono sempre più colpite e poco protette.
In Italia la prima Festa della Donna venne celebrata nel 1922. Si deve, però, aspettare fino al 1946 per la comparsa del suo simbolo: la mimosa. Fiore che sboccia nei primi giorni di marzo, la mimosa era il simbolo perfetto sia per il periodo che per il colore, appunto, giallo.
Il colore giallo, infatti, oltre ad esprimere vitalità, forza e gioia, è anche il colore che rappresenta il passaggio dalla morte alla vita. Diventa così una metafora per ricordare le donne che si sono battute, e si battono ancora, per l’uguaglianza tra i sessi.
LA STORIA DI ALESSANDRA VITALE
In occasione della festa della donna, il giornalista Donato Martucci, sulle colonne del corriere del Mezzogiorno, ha voluto raccontare la storia di Alessandra Vitale, una donna che non si è arresa, diventata icona dello sport.
Alessandra Vitale, 48 anni, di San Giorgio a Cremano e giocatrice del Nola Città dei Gigli, nonché responsabile campano del sitting volley è stata nominata Ambasciatrice dello sport paralimpico dal presidente nazionale Luca Pancalli. Alessandra non ha timore nel raccontare la sua storia che pure ha vissuto momenti drammatici.
L’AMPUTAZIONE DELLA GAMBA
«Nel 2010 ho subito l’amputazione della gamba destra per un osteosarcoma. È cambiato tutto, non sapevo come uscirne fuori. Avevo 38 anni, due figli una prima parte di vita vissuta in altro modo. La malattia è stata un po’ lunga, stavo un po’ giù psicologicamente. Per fortuna era localizzata e con l’amputazione sono tornata a vivere».
I MOMENTI BUI
Alessandra ha vissuto dei momenti bui, anche se lei ne parla tranquillamente e non lesina sorrisi: «Prima avevo vergogna ad uscire e da donna è stato difficile accettare il proprio corpo. Non porto protesi, ma ora non ho nessun timore: guardo tutti negli occhi. Per me è la normalità, ma cerco di mettere gli altri a proprio agio. Con questa nomina di ambasciatore, molto prestigiosa, che mi vedrà assieme a Bebe Vio e Alex Zanardi e a tanti altri, porterò ovunque il mio esempio di vita sportiva per far comprendere a chiunque come ci si possa rimettere in gioco nonostante le difficoltà che la vita ci presenta»
LO SPORT
Un’ancora a cui Alessandra si è aggrappata per lottare e tornare a sorridere è stato lo sport, spinta anche dai suoi figli Chiara e Cristiano e il marito Leandro. «Lavoravo come informatico — ha spiegato — per una società consociata con l’Ibm, e dopo l’operazione sono rimasta a casa, non sapevo come affrontare la vita. Ho iniziato a fare nuoto a Portici, quando poi ho scoperto il sitting volley (la pallavolo paralimpica) non l’ho più abbandonata».
LE OLIMPIADI
Il sogno è l’Olimpiade di Tokyo. Per il pass bisognerà attendere gli Europei di luglio: «Ad aprile — ha aggiunto Alessandra — saranno quattro anni che pratico questo sport. Sono la veterana e cerco di riunire il gruppo in Nazionale che è molto giovane. In Campania ora il movimento sta crescendo: ci sono 8 squadre maschili e 4 femminili con disabili e normodotati in campo».
UN MESSAGGIO PER LA FESTA DELLE DONNE
“Non mollate mai, credete sempre in voi stesse”