L’arcaico culto delle Madonne Nere
VOLTO NERO
È probabile che il volto della statua si sia annerito al fumo della candela o che i padri pellegrini l’abbiano scurito apposta, fusioni sincretiche con i culti locali, per rendere la Vergine Maria simile al volto nero dei nuovi fedeli d’Oriente o quelli dell’America Latina. Perché si sa, se dio ti somiglia, la conversione è più facile.
Ma è solo una coincidenza storica o è possibile che il volto di queste madonne abbia origini più lontane e oscure, ribaltamento della luce, sotterraneo culto di vergini?
Dalla cima più alta, studiando la cartina di una topografia sacra, rapiti in quella che definiremmo trigonometria femminile complessa, partiamo da nord, verso Avellino e la Vergine del Monte Partenio, ex santuario della dea Cibele cantata da Virgilio, Montevergine adorata dai femminielli; passiamo per la santissima “Bruna” di Puccianiello (Ce) e giù, su questa traccia sacra dove le montagne sono gravide e le chiese sono madri, dove i culti sono di femmine e si ricongiungono alla pancia della terra, lentamente si scende verso il mare e la venerazione di una madonna nera a Positano o di un’altra Schiavona, quella celebre del Carmine, onorata dai pescatori di piazza Mercato.
LA TEORIA DEL 1700
Nel 1777, il geologo francese Faujas de Saint-Fons riconosceva che il simbolismo delle Madonne Nere ricordava «in modo addirittura eretico» le antiche dee, più somiglianti a una statua di Iside che a una Madonna. Vergini che irradiavano una luce accecante.
Una madonna che nasce per soppiantare Ishtar, Afrodite, Demetra, Proserpina, Cibele, Iside: una Vergine Nera che è il collante di un fitto intreccio enigmatico che abbraccia l’Europa e l’Islam, che arrivò in Occidente entrando da Montevergine, pare, la prima immagine di madonna, opera dell’evangelista Luca, tra i quattro, quello che aveva per emblema simbolico il Toro. Lo stesso animale che nei misteri mithriaci rappresentava la femminilità oscura da vincere e trasformare in linfa (soma) per la Terra.
SIMBOLISMO E CULTO
Una carica simbolica che sussiste nella statua stessa, unitamente alle forze telluriche peculiari del posto. La vergine nera è simbolo di un potere vibrante, totale ed esoterico. Una devozione – se possibile – ancora più irrazionale. In alcuni santuari, si accendono candele verdi nei giorni dei festeggiamenti, colore associato alla spiritualità, alla trasformazione della coscienza su di un livello superiore, più elevato.
Verde è il colore dell’iniziazione, colore mediano ed equidistante tra inferi e cielo, tra basso e alto, tra caldo e freddo: le madonne nere racchiudono il simbolismo di acqua e fuoco. In pratica, verde è il colore della natura a primavera: tiepido. Quindi è il principio vitale che esce dalla notte (dell’Inverno). Il segreto dei segreti. È associato al sangue del drago e quindi allo smeraldo, e per questo al Graal.
Del resto, nera era anche la madonna dei templari, secondo alcuni. Quella Notre-Dame che le tenaglie della tortura hanno fatto diventare la Maddalena fraintesa dalla memoria, ricordata come la prostituta peccatrice che fu più probabilmente la sposa di Cristo e la sua più preziosa discepola. Una vita da viandante, secondo alcuni, immersa in studi sacri presso gli esseni o al sacerdozio di Iside, poi al seguito di Gesù, di villaggio in villaggio, poi nella predica in Palestina, infine esule in Francia.
Prima fra gli apostoli, che un errore storico fonde in quella Maria Maddalena che coincide con l’immagine di tre diverse Marie. Un errore che in qualche modo supera la spiegazione semplice riportandoci all’aspetto più umano, vivido e carnale del sacro. Un approdo a cui si arriva attraverso l’autenticità assoluta, in questa donna che unisce Cielo e Terra.