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Coronavirus, il sud si sta salvando. Non c’è alcuna crescita esponenziale. Ecco i dati

Il sud si sta salvando dal Coronavirus. I dati dimostrano che nelle regioni del Sud non c’è una crescita esponenziale e pericolosi focolai.

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Coronavirus, il sud si sta salvando. l’analisi effettuata da meteoweb.eu dimostra come le regioni del sud Italia sono rimaste ai margini della circolazione dell’epidemia da COVID-19.
l’infezione sta invece dilagando in pianura Padana. Secondo i dati, nelle Regioni del Sud, non c’è alcuna crescita esponenziale ne’ pericolosi focolai.

CORONAVIRUS AL SUD
Coronavirus, il sud si sta salvando. Ecco i dati del meridione

Come possiamo osservare dal grafico, in alcuna Regione del Sud è in atto o c’è mai stata una crescita esponenziale del contagio. Soltanto in Campania giorno 18 s’è verificato un raddoppio dei casi positivi (da 60 a 117), ma è stato un episodio isolato, a cui è seguito nei giorni successivi un numero di gran lunga inferiore di nuovi casi.

L’unica Regione che sta mantenendo un trend di crescita lineare è la Sicilia, mentre nelle altre Regioni la crescita è a singhiozzo. Negli ultimi giorni abbiamo addirittura avuto un calo dei nuovi casi soprattutto in Calabria (giovedì +40, ieri +38, oggi +28), in Sardegna (ieri +87, oggi +37) in Puglia (ieri +103, oggi +94), in Campania (ieri +97, oggi +95) e persino in Basilicata (ieri +15, oggi +14). Insomma, non c’è quell’aumento esponenziale che invece si è verificato nelle scorse due settimane in Lombardia e nelle Regioni del Nord.

 

INFEZIONE DA COVID AL SUD

stiamo considerando un’area densamente popolata come quella del Mezzogiorno, dove abbiamo quasi 20 milioni di abitanti così suddivisi:

6 milioni in Campania, 5 milioni in Sicilia, 4 milioni in Puglia, 2 milioni in Calabria, 1 milione e mezzo in Sardegna, mezzo milione in Basilicata e 300 mila in Molise.

Facendo un rapido calcolo possiamo osservare come il rapporto tra casi positivi e residenti sia eccezionalmente basso soprattutto in Sicilia e Calabria, le due Regioni meno colpite in assoluto dall’epidemia.

  • Campania (844),
  • Puglia (675),
  • Sicilia (490),
  • Sardegna (330),
  • Calabria (235),
  • Basilicata (66) e
  • Molise (61)

Sommando tutti i dati dei casi positivi alla malattia accertati: abbiamo gli stessi casi delle sole Marche, esattamente la metà di quelli del solo Veneto, un terzo di quelli dell’Emilia Romagna e meno di un decimo di tutti quelli della sola Lombardia.

L’EPIDEMIA NON DILAGA NEL MERIDIONE

L’elemento chiave per comprendere la pericolosità di un’epidemia è il tasso netto di riproduzione, indicato con R0: è il numero medio di persone a cui un individuo infetto può trasmettere la malattia.

Se ad esempio R0 è 3, significa che in media, ogni caso creerà 3 nuovi casi. E’ un elemento fondamentale per analizzare l’epidemia perché se è maggiore di 1, probabilmente l’infezione continuerà a diffondersi. Ma se è inferiore ad 1, probabilmente si arresterà da sola.

Ebbene, nelle Regioni del Sud abbiamo un tasso netto di riproduzione inferiore a 1: questo significa che i casi accertati non sono particolarmente diffusi nella società, non c’è una circolazione del virus, ma si tratta quasi esclusivamente di persone che sono rientrate dalla Lombardia nelle scorse settimane e che si sono ammalate.

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IL SUD SI STA SALVANDO DAL CORONAVIRUS

Adesso mancano i dati di oggi e domani. Due giorni in cui emergeranno i positivi che sono tornati dal Nord, gli ultimi che si erano ammalati sui Navigli o in Brianza due settimane fa.

Poi, da Martedì, inevitabilmente i numeri saranno decrescenti.  Attenzione, non zero. I nuovi casi aumenteranno ancora, ma sempre di meno.

Perché saremo a due settimane di lockdown, tutti avranno adottato le misure di prevenzione del contagio (anche il banale ma efficacissimo lavaggio delle mani).

Quindi continueranno ad emergere i sempre meno casi di persone che si sono ammalate a lockdown già iniziato.
Ovviamente il dato che aumenterà sensibilmente sarà quello dei morti: oggi registriamo i nuovi casi di ammalati nelle persone che si contagiavano due settimane fa, e inevitabilmente l’esito della malattia si avrà tra 1, 2 o 3 settimane.

Il Coronavirus richiede una lunga degenza ospedaliera, in alcuni casi superiore addirittura al mese per le guarigione, quindi anche quando diminuirà il dato dei nuovi contagiati (che è quello più importante per valutare l’andamento dell’epidemia), continuerà ad aumentare quello dei decessi perché sarà l’esito delle persone già ammalate in precedenza.