La luxury tax dietro al mancato trasferimento di Hamsik in Cina. Il Tianjin Quanjian non ha intenzione di pagare 60 milioni di euro per il cartellino di Hamsik.
NAPOLI – Tutto mercato web ha svelato alcuni retroscena legati la mancato trasferimenti di Hamsik in Cina. Ecco quanto evidenziato:
“Marek Hamsik dopo undici stagioni considerava conclusa la sua avventura all’ombra del Vesuvio. Decisione legittima, anche se sbilanciarsi in maniera così importante con dichiarazioni pubbliche ha prodotto risultati controproducenti annullando di fatto le possibilità di un suo addio. L’errore è stato nel limitare il campo all’Estremo Oriente, a un campionato che negli ultimi due anni ha cambiato il suo modus operandi.
Perché è vero che la Cina era pronta a fare ponti d’oro per portarlo nella Chinese Super League. Ma era pronta e disposta a farli a lui, non al Napoli. Che non a caso anche nell’ultimo fine settimana attraverso le parole del suo presidente Aurelio De Laurentiis è stato molto chiaro: “Voglio 35 milioni, anche se tutti dicono 30. Mi hanno offerto 15 milioni, anzi nemmeno quelli, mi hanno offerto un giocatore che gioca in Cina, che per me ha dimenticato ormai come si gioca in Europa. Il massimo che posso fare è chiedere 30 milioni, e se non me li portano entro lunedì diventano 40”.
L’OFFERTA DEL TIANJIN TEDA
Il club che ha offerto i 15 milioni di euro è stato il Tianjin Teda, quello che ha offerto un giocatore il Tianjin Quanjian (Axel Witsel), mentre lo Shandong Luneng ha fatto sapere di essere interessato ma non ha fatto troppi passi avanti.
LA CINA E IL PROBLEMA DELLA LUXURY TAX
E’ tutto un problema di luxury tax, che impone ai club di calcio cinesi per gli investimenti per cartellini di calciatori che militano in altre leghe di versare una somma dello stesso importo economico a un fondo destinato a finanziare la crescita del calcio cinese. E in Cina nessuno ha intenzione di pagare 60 milioni di euro per il cartellino di Hamsik. Anzi, 80 a partire da lunedì: parola di De Laurentiis“.