Siamo Figli del Vesuvio”… Martoriati da ignoranza, rassegnazione e loschi interessi. Incendi dolosi, cani e gatti usati come torce dai criminali.
di Rosario Scarcelli.
“Siamo Figli del Vesuvio”
“Siamo figli del Vesuvio”, recita una canzone che troppe volte si è sentita intonare dalle gradinate del San Paolo, “ma dal cuore ingrato”, aggiungerei io. Perchè siamo tutti colpevoli, chi più chi meno, chi direttamente (e dovranno pagare) e chi indirettamente (per questi basta un sentito ‘mea culpa’). Ma siamo anche vittime. Non abbiate paura di ammetterlo.
Non è una vergogna. Siamo vittime di una politica assente che contro la criminalità resta a guardare, e talvolta gli presta pure il fianco. “
Siamo figli del Vesuvio”, quelli martoriati dall’ignoranza, dalla rassegnazione e dagli sporchi interessi di chi questa Terra non la tiene al cuore. Noi che guardiamo inermi ‘a muntagn’, lo facciamo con le lacrime, specie in queste ore che, indifesa, brucia. Quando stamattina ho aperto gli occhi, per un attimo ho pensato ‘ca foss maletiemp’. E invece no. Il sole si nascondeva dietro una densa coltre di fumo, e il Vesuvio che a malapena si intravedeva alle spalle di una triste e puzzolente foschia.
Martoriati da ignoranza
Siamo martoriati dall’ignoranza di quelli che causano i roghi tossici. In estate se ne contano abbastanza per far scattare un allarme degno di nota, ma che nessuno si prende l’impegno di dedicare una seppur misera attenzione. Di quelli che con lo smaltimento illegali di rifiuti, rovinano il presente e il futuro della propria vita, di quella degli altri, e di quella dei loro figli. Ma tanto chissenefrega, gli interessi prima di qualsiasi cosa. Siamo martoriati dalla rassegnazione del non poter far nulla di fronte a certi fenomeni.
“Si fa l’abitudine a tutto, anche al continuo peggioramento di ciò che già era ai limiti della sopportazione” scriveva John Maxwell Coetzee sul finire degli anni 90. Ecco, questo sta accadendo dalle nostre parti. Siamo pronti a tutto, o meglio… Siamo pronti a fare l’abitudine a tutto… Senza un segno di cedimento, senza un minimo di ribellione, come se il peggio fosse dietro un angolo, ma che nello stesso momento risulta essere irraggiungibile. Non è così. Il peggio è arrivato. Lo viviamo puntualmente, nel quotidiano.
loschi interessi
E infine siamo martoriati dai loschi interessi della criminalità, uno Stato nello Stato (come raccontava Bellavista). Uno dei motivi che rende vittima la stragrande maggioranza del nostro popolo. Senza alcuna paura di ammetterlo o il timore che qualcuno possa dire ‘non è vero’.
Si parla di multinazionali che avrebbero tutti i loro interessi a far volare i canadair che sono sì mezzi pubblici, ma che la gestione operativa (quindi volo e manutenzione) è in mano ad aziende private.
Si parla di vivai che vendono alberi per la ripopolazione di boschi incendiati. Insomma tutto un giro d’affari intorno a questa losca vicenda, con la speranza che la magistratura faccia il suo corso (non basta aprire un’inchiesta, ma è necessario andare fino in fondo).
cani e gatti usati come torce dai criminali.
Troppo riduttivo dire “c’è la mano dell’uomo”. E’ azzeccato come concetto, ma bisogna specificare che tipo di uomini. Parliamo di gente che, secondo quanto riportato da alcune testate giornalistiche, si sono serviti di cani e gatti, usati come torce,per fare in modo che il piano andasse in porto. In che modo? Semplice e terrificante nello stesso momento... Cospargendo il corpo dell’animale di benzina e usati come micce.
Dal dolore atroce, l’animale impazzisce e corre, fino ad arrivare nei posti meno accessibili per piromani e telecamere di sorveglianza. Alimentando così l’incendio, che con l’aiuto del caldo di questi giorni e del vento, ne esce fuori il triste scenario che siamo costretti ad ammirare (otto le carcasse di gatto trovate). Non ne abbiamo certezza, ma “vox populi, vox Dei”… “Voce e popolo, voce e Dio”. Abbiamo perso troppo tempo per sperare in una giustizia divina. Oggi bisogna agire, mostrando a denti stretti il nostro dissenso, il nostro malessere. Bisogna pretendere attenzione, bisogna pretendere una reazione. Ma soprattutto, bisogna pretendere giustizia.
Se siamo “figli del Vesuvio”, lo dobbiamo dimostrare.
Non me ne frega il pensiero del popolo settentrionale. Tutte stronzate per cercare pubblicità sui social (anche questo significa essere rovinati). Non mi frega e mai mi è fregato di tutte quelle volte che il Vesuvio è stato invocato e che oggi, sempre dai social, si leggono pensieri di goduria. Anzi è meglio che dal calcio ci prendiamo tutti una pausa di riflessione. Noi in primis. Ci distrae troppo, poi i risultati sono questi che vediamo. Dobbiamo alzare la testa e aprire gli occhi. Perchè se siamo “figli del Vesuvio”, lo dobbiamo dimostrare.