Napoli esalta i luoghi simbolo. Nel 1984 Fritz Lang ministro della cultura d’oltralpe concretizzò l’intuizione dei luoghi d’arte accessibili a tutti. Napoli ha esaltato quel concetto. Cosi rinasce la bellezza napoletana.
di Laura Valente CdM
Napoli esalta i luoghi simbolo
Napoli esalta i luoghi simbolo: Ci sono monumenti che raccontano le storie delle città meglio di qualunque storytelling in 3d. Perché se le città hanno un loro carattere inconfondibile è grazie a quei luoghi simbolo che trasformano un territorio in un enorme museo a cielo aperto, con angoli più nascosti e discreti accanto ad altri di sfacciata e opulenta ricchezza.
1984 Fritz Lang e i luoghi d’arte
Quando nel 1984 il ministro della cultura francese Fritz Lang emanò un decreto in cui rese accessibili al pubblico tutti i monumenti di interesse storico e artistico, soprattutto privati, non immaginava che poco più di dieci anni dopo Napoli avrebbe dato, come sempre nella sua storia, una sua versione innovativa di un’intuizione che oggi è un format conosciuto in tutto il mondo. Napoli 1992.
Il successo di Monumenti porte aperte, grazie a Mirella Barracco e alla sua Fondazione Napoli Novantanove, ha portato in dote al Comune partenopeo quello che noi oggi conosciamo come Maggio dei monumenti, brand che genera economia con la bellezza e che contribuisce a quel 16,5% del Pil (240 miliardi di euro,tanto per dare qualche numero) generato dal made in Italy di qualità, con al centro un turismo culturale che continua a ricordarci che è l’unicità la carta su cui puntare per sconfiggere la concorrenza nel mondo globalizzato.
Via Toledo: una vera opera d’arte, la conosci davvero?
Cosi rinasce la bellezza napoletana
«La bellezza ci può salvare a condizione che non la pensiamo semplicemente come qualche cosa a nostra disposizione», afferma Mauro Magatti. Il sociologo è solo uno dei protagonisti de «Il Bello dell’Italia», l’inchiesta del Corriere della Sera che racconta il nostro Paese attraverso la narrazione del suo patrimonio culturale.
Bellezza come rinascita, dunque. Quasi un mantra in questo momento storico che vede Napoli — e i dati lo confermano, e sinceramente se sia colpa o merito della incandescente situazione internazionale poco ci importa — mèta amata e affollata da turisti consapevoli mescolati a viaggiatori mordi e fuggi che talvolta rendono un’impresa l’accesso al lungomare e al centro storico.
Nel mese in cui la Primavera fa splendere i suoi panorami di sfrontata e struggente bellezza — «Tutto è azzurro qui, anche la malinconia» cantava il poeta Libero Bovio — i monumenti diventano pilastro e sentimento di una comunità che sfoggia i suoi gioielli preziosi, togliendoli al confino di un cassetto troppo spesso chiuso e dimenticato.
L’omaggio a Totò
Iluoghi simbolo della città per una volta dovranno stringersi idealmente attorno ad un quartiere e al suo principe della risata.
La Sanità diventa palcoscenico e set di un «sempre aperto teatro» in cui sarà Totò, celebrato in tutti i modi e stili a cinquanta anni dalla sua scomparsa dalla superficie terrestre, il monumento simbolo di Napoli e della sua creatività. Bellezza e Unicità, appunto.