AGLI ITALIANI NON VA GIÙ CHE LA PIZZA SIA NATA A NAPOLI

Che la Pizza sia nata a Napoli agli Italiani e ai Briatore proprio non va giù. Lo spiega Angelo Forgione.

Che la Pizza sia nata a Napoli lo sa tutto il mondo. Che la pietanza principe della cucina napoletana esista da oltre 2000 anni idem. Oggi dopo gli attacchi al caffè napoletano, vogliono toglierci anche la paternità della pizza.

Fa ancora discutere Flavio Briatore con le sue affermazioni sulla pizza. Il noto imprenditore è riuscito a far parlare della sua pizzerie di Roma, Crazy Pizza parlando e disprezzando la pizza napoletano, famosa in tutto il mondo per la sua bontà e genuinità. Ma nella pubblicità sembra valere tutto ed allora da consumato imprenditore Briatore ha sparato a zero sulla pizza napoletana ed il suo prezzo. Secondo Briatore 4 euro sono troppo pochi per una Margherita che deve costare almeno 15 euro, altrimenti vuol dire che si utilizzano prodotti scadenti.

La risposta dei napoletani è stata, come sempre, all’insegna dell’inventiva e dell’apertura verso gli altri. Tanto che ieri è stata distribuita pizza gratis a tutti. Ma Briatore sulla piazza napoletana ha avuto ancora da ridire ed a Radio 24 durante il programma La Zanzara. In compagnia dell’arcinoto Cruciani i due hanno fatto una vera e propria crociata contro la pizza napoletana. Lo scrittore e giornalista Angelo Forgione con la consueta qualità ha dato una risposta da applausi ai due:

LA PIZZA NATA A NAPOLI

“Sia chiaro: non deve preoccupare l’ignoranza di gente come Briatore e Cruciani, quando sostengono che la pizza non ha niente a che vedere con Napoli. Devono preoccupare i docenti universitari come Alberto Grandi (presidente del corso di laurea in Economia e management all’Università di Parma e già insegnante di Storia dell’alimentazione) quando dicono che la pizza con pomodoro e mozzarella e le pizzerie sono nate negli Stati Uniti. Allora vengono ascoltati da tutti i media nazionali.

Poi qualcuno lo riporta anche su Wikipedia e mi tocca rettificare con tanto di prove.
Più di ogni mia parola — e tante ne ho fatte in questi anni per divulgare la vera storia della pizza — può l’illustrazione tratta dal magazine britannico “The Graphic” del 12 novembre 1881, in cui vengono mostrate agli inglesi delle tipicità esclusivamente napoletane, sconosciute al mondo intero, tra cui una caratteristica “Antica Pizzeria“, definita “pastrycook’s shop”.

Si vede un pizzajuolo al banco che prepara le pizze con l’ausilio di un giovane garzone, un addetto alla cottura in forno, un cameriere che serve e tre tavoli con avventori, sedute e stoviglie. Una pizzeria, insomma, come tante ce ne sono oggi nel mondo, ma che a quel tempo si trovavano solo a Napoli.

Era appunto il 1881, 24 anni prima dell’apertura della primissima pizzeria di New York, quelle dell’emigrato napoletano Gennaro Lombardi nella Little Italy di Manhattan, il locale alla napoletana che diede il via alla diffusione delle pizzerie negli States”.

 

PIZZA NATA A NAPOLI

 

L’ITALIA IMITA LA PIZZA E NON SOLO…

Forgione aggiunge ulteriori dettagli: “Nell’illustrazione inglese del 1881, sul banco delle pizze, si legge persino “Antica”. Perché quel locale non era una novità per Napoli ma risaliva evidentemente a 50 anni prima.

1830 circa, l’epoca dell’apertura delle prime pizzerie napoletane, da Port’Alba (1830) a “Le stanze di piazza Carità” (1833), attuale Mattozzi. Dove un adolescente Francesco De Sanctis — lo raccontò lui stesso nelle sue memorie — si accomodava con gli amici invece che mangiare la pizza per strada come si usava da secoli.
Pizze e pizzerie, dopo i napoletani, le conobbero gli americani grazie ai napoletani quasi un secolo dopo. Solo dopo la Seconda guerra mondiale, a metà del Novecento, il resto d’Italia imitò i partenopei per business. I turisti statunitensi erano convinti di trovarle dappertutto nella Penisola e le chiedevano insistentemente da Roma in su.

Gli italiani, però, non sapevano fare la pizza di Napoli, fin lì pure discriminata e ritenuta simbolo di una napoletanità rozza, e allora offrirono roba biscottata, creando altre “scuole”.

E però oggi capita che ancora disprezzino l’originale e cerchino di mistificarne la storia.
Il fatto è che a certi italiani proprio non va giù il fatto che la pietanza più diffusa nel mondo sia stata inventata dai napoletani, e che i napoletani sappiano farla alla grande e a prezzi contenuti. Diciamolo!”.

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