Strinic: “Mi manca Napoli. Higuain ha sbagliato. Maradona venne a trovarci nello spogliatoio e…”

Ivan Strinic non dimentica Napoli. L’ex Dnipro parla della sua esperienza in azzurro. Dall’addio di Higuain all’incontro con Diego Armando Maradona.

Esterno sinistro puro, nel corso degli anni ha ricoperto soprattutto la fascia mancina. Strinic viene acquistato dal Napoli il 5 gennaio del 2015, firmando un contratto quadriennale a circa 1,5 milioni di euro a stagione.

Fa il suo esordio con la maglia azzurra in serie A il 18 gennaio 2015 nella trasferta vinta per 1-0 contro la Lazio. Quattro giorni dopo debutta anche in Coppa Italia nell’ottavo di finale vinto dagli azzurri ai calci di rigore contro l’Udinese. In serie A, Strinic ha vestito la maglia del Napoli, della Sampdoria e del Milan.

Strinic non dimentica le emozioni vissute a Napoli, come ha raccontato ai microfoni di areanapoli.it

Napoli è come Spalato, mi sentivo a casa.  Arrivai dal Dnipro e non mi conosceva nessuno, perché venivo dall’Ucraina e lì da voi, in Italia, non seguite certi campionati. Rafa Benitez mi ha seguito e mi ha preso. Giunto a Napoli, mi ha schierato subito. Con lui, ho giocato. La mia prima stagione, ricordo, iniziò piuttosto bene. Sei mesi positivi, quelli vissuti con Benitez”.

Con Sarri, invece…

“…E’ cambiato tutto. Ho avuto un problema muscolare e sono stato fuori due-tre mesi. Con Sarri non è semplice: usa sempre gli stessi. Difficile entrare nei suoi meccanismi. Ho avuto qualche occasione quando Faouzi Ghoulam è andato in Coppa d’Africa: l’ho sostituito per due volte, collezionando sei-sette partite di fila. Ho anche giocato bene, secondo me. Quando è tornato, però, si è ripreso il posto”.

Hai saputo dell’infortunio di Faouzi?

“Sì, ho visto tutto. Mi dispiace. E’ il terzo infortunio ad un ginocchio. Per chiunque sarebbe tosta, invece lui guarisce: Ghoulam è forte, è un animale. Passa tutto, caro Faouzi. Sono sicuro che tornerai a giocare ad alti livelli. L’hai sempre fatto”.

Si vocifera di Sarri o Benitez come nuovo allenatore del Napoli. Rafa, però, in Cina non è andato bene.

“Ho letto, ho letto… Con Sarri, il Napoli ha mostrato il miglior calcio della sua storia. Siamo stati vicini alla Juventus per lo Scudetto. Vicinissimi. Abbiamo giocato alla grande. Anche Benitez è un allenatore top. Con Rafa, ho avuto sempre un ottimo rapporto. Persona perbene, coach preparato come pochi. I trofei parlano per lui: ha vinto tanto. E’ un grande manager. Tutto si può dire, insomma, tranne che sia scarso. Benitez è forte, ma non so chi sia meglio”.

Al Milan hai avuto Gattuso. Come giudichi il suo lavoro a Napoli?

“Gattuso è in gamba, anche se non sta andando benissimo sul piano dei risultati. Conosco il mister, ho avuto modo di lavorare con lui per un anno. E’ una persona squisita. Nel calcio, purtroppo, alle volte va così. E’ bravo, lo ripeto. Un ottimo allenatore. Non gli va benissimo, peccato. Sta avendo un po’ di sfortuna”. 

Al Milan con Reina. Un leader come Pepe, oggi, manca al Napoli?

“Qualcosa è mancato, da quando è andato via. Nel Napoli di ora, io vedo tanti bravi giocatori: Lorenzo Insigne, Dries Mertens… Tutti fortissimi. Difficile dire cosa manchi. Quando non ci sono più due o tre elementi importanti come Jorginho, Allan e Marek Hamsik, tutti andati via in pochi anni, la differenza si sente. Nel momento in cui cambi, è sempre difficile avviare un nuovo ciclo”. 

Callejon via da svincolato: ti ha sorpreso?

“Sì, è una cosa strana. Ha giocato sette anni a Napoli, ha dato tutto. Andare via così, in effetti, non è normale. Per una società come Napoli, soprattutto. Nel calcio, ahimè, succedono tante cose che non riesci a capire”.

Altra storia ‘singolare’ quella di Arek Milik: mesi in tribuna e poi al Marsiglia.

“Vero. Difficile da spiegare. Non ho parlato con lui, non so bene cosa sia successo. Non so cosa possa essere accaduto col presidente e dentro lo spogliatoio. Queste cose sono sempre complicate”.

Che presidente è De Laurentiis?

“Non ho avuto molte occasioni di interfacciarmi con lui. Abbiamo parlato solo due o tre volte. Prima di andare via, abbiamo discusso del mio futuro. Volevo lasciare Napoli perché non giocavo tanto. Cosa fece lui? Mi chiese di restare, promettendo un nuovo contratto, ma io volevo giocare per andare in Nazionale. Mi servivano partite. Gli dissi: ‘Se non gioco, non resto’. De Laurentiis mi rispose: ‘Abbiamo tante partite, giochi, non ti preoccupare’. Alla fine, sono andato con Duvan Zapata, un vero fenomeno, alla Samp”.

Dura lasciare l’Italia?

“In Italia, la mia famiglia stava benissimo. Siamo tornati a Spalato. I miei figli sono nati in Croazia, ma in Italia ho tanti amici. Siamo vicini geograficamente. Siamo simili. Spalatini e napoletani uguali? E’ vero: siamo del Sud, vuol dire tanto. Anche l’Hajduk Spalato è un po’ come il Napoli: due società calorose, hanno tifoserie bellissime. Napoli è più grande come estensione”.

Da uomo del Sud, come hai vissuto l’addio di Higuain? Per i tifosi è un ‘traditore’.

“Ricordo… Non conosco i dettagli di ciò che accade tra il Pipita e De Laurentiis, ma so che io, al suo posto, difficilmente avrei fatto una cosa del genere al Napoli e ai napoletani. Andare alla Juventus e inimicarsi i tifosi che lo acclamavano… Se giochi a Napoli tanto tempo e sei un idolo, andare alla Juve è un qualcosa che, sinceramente, non concepisco. Immagino che a Torino gli abbiano dato stipendi molto alti, eppure io non ne avrei fatta una questione di soldi. Difficile essere nella sua testa, non so cosa abbia pensato. Se fosse toccato a me, non sarei mai andato dal Napoli alla Juventus. Proprio come non sarei mai andato dall’Hajduk Spalato alla Dinamo Zagabria. Per nessuna cifra al mondo. Per rispetto della società, della città e della gente. Che dire… Gonzalo è argentino, non è nato a Napoli. Non è napoletano. Per la sua carriera, ha scelto così”.

Dopo Maradona, però, gli argentini occupano un posto speciale da queste parti.

“Lo so. E’ giusto. Evidentemente, Higuain avrà pensato che alla Juventus avrebbe vinto tanto…”.

Prima di Real Madrid-Napoli, nel 2017, dicesti: “Vendicheremo Diego”.

“Partita difficilissima. Maradona venne a trovarci nello spogliatoio per caricarci: fu un’emozione incredibile. Conoscerlo mi ha fatto molto piacere. E’ venuto a Napoli due o tre volte e siamo stati con lui. Maradona è l’idolo di tutti”.

Anche il tuo?

“Diego è l’idolo di chiunque abbia mai giocato a calcio. Da ragazzino, ammiravo i migliori della Serie A, un campionato molto amato in Croazia. Ho sempre guardato le partite. La Serie A era il primo campionato al mondo: Milan, Juve, Inter… Tutte squadre fortissime. Le ho seguite assiduamente, quando ero piccolo”.

Domenica c’è Milan-Napoli: la guarderai? Che partita ti aspetti?

“Certo che la vedrò. Secondo me, sarà una gran bella sfida. Non so dire chi possa vincere. Un pareggio? Non si sa mai cosa possa succedere. Se potessi scegliere, vorrei che vincesse il Napoli. Sono stato lì tre anni, nel Milan meno. Napoli mi è rimasta destro, nel cuore. Più di tutte. A Napoli, ho fatto la mia prima esperienza in Italia. Abbiamo giocato bene e regalato tante emozioni ai tifosi. Per il Milan sarà una partita importantissima, può essere importante per le ambizioni scudetto. La guarderò da Spalato”.

Nell’Hajduk gioca Mario Vušković: se ne parla un gran bene. Dicono piaccia anche al Napoli.

“Potrebbe sicuramente fare un buon lavoro, in Italia. Si tratta di un ottimo prospetto: è giovane e può crescere ancora tantissimo. E’ davvero bravo. Ci punterei per il futuro”.

In conclusione, un tuo pensiero sull’Italia.

“La Nazionale è forte, può arrivare lontano. Il paese, invece, è bellissimo. La Serie A, poi, per me è stato il massimo. Per un calciatore, è importante giocare in Italia, calcare quei campi. Quando ero piccolo, guardavo quegli stadi solo da lontano. Ho giocato al Napoli, alla Sampdoria e al Milan: tutte esperienze incredibili. Vivere lì è stato super. La gente è fantastica. Mi porto dentro dei ricordi stupendi. La Champions e l’Europa League con il Napoli sono immagini indelebili nella mia mente. Speriamo di rivedere presto il Napoli in Champions League:: è lì che deve stare”.

Ha concluso Ivan Strinic ad AreaNapoli.it

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