James Rodriguez, storia e magie del colombiano che fa sognare Napoli

James Rodriguez. Storia e magie del talento colombiano che ha già dato spettacolo in Europa con Ranieri al Monaco e con Ancelotti al Real e al Bayern. Ecco perché Napoli sogna a occhi aperti.



James Rodriguez, o James che i suoi connazionali pronunciano “Hames”, è il sogno del Napoli. Un sogno che potrebbe diventare presto realtà. La sua è una storia che inizia in Colombia. Il rapporto controverso con il papà ex calciatore, l’amore del patrigno che lo aiutò a coltivare il talento. Valderrama l’idolo del piccolo James.

LA STORIA DI JAMES ROGRIGUEZ

Si racconta che a Cùcuta la dea Ispirazione possa investire all’improvviso la gente che cammina per strada. A James Rodriguez, scrive enzo Palladini sul Guerino, deve essere successo quello che si dice di Cùcuta: un giorno per la strada la dea Ispirazione è andata a sbattergli addosso. O forse è una questione di Dna.

“James ha i geni del fenomeno”, ha detto un giorno suo padre Wilson James, che ai tempi era una realtà del calcio colombiano.
Nel 1985 un grandissimo Sudamericano Under 20 in Paraguay trascinò la Colombia al Mondiale disputato in Unione Sovietica. Ottime le prestazioni anche al Mondiale, con la Colombia capace di passare il primo turno.

Sembrava l’inizio di una carriera straordinaria, ma il 12 luglio del 1991, giorno nella nascita di James, il papà era già finito a giocare proprio nel Cùcuta Deportivo Futbol Club, squadra confinata quasi sempre nelle ultime posizioni della classifica.

Meglio non indagare sui motivi del fallimento, che si possono immaginare ripercorrendo le vicende familiari.

I GENITORI SI SEPARANO

Quando il piccolo James non aveva nemmeno iniziato a camminare, sua mamma Pilar Rubio ha preparato le valigie e ha salutato il marito, trasferendosi a Ibaguè, città situata al centro della Colombia, un po’ spostata verso ovest, vicino al vulcano Nevado del Tolima, in piena zona di produzione del caffè.

Una storia piuttosto comune in Sudamerica, Durante i primi anni di vita di James, papà Wilson James mandava un contributo per il mantenimento del figlio. Dignitoso all’inizio, poi sempre più misero, fino allo zero assoluto del 1997, anno in cui Rodriguez senior stava decidendo di ritirarsi.

Mamma Pilar si dava da fare per riuscire a farlo studiare ma soprattutto a farlo giocare. Gli amici d’infanzia raccontano di scene da non credere. “Le nostre mamme per uno starnuto ci costringevano a chiuderci in casa, James andava agli allenamenti anche quando aveva la febbre, con la mamma accanto”.

A 5 anni d’età, nel 1996, James era già tesserato per il suo primo club, l’Academia Tolimense de Ibaguè.

JAMES RODRIGUEZ UNA STORIA LEGATA AL PATRIGNO

Mamma Pilar ha trovato un nuovo amore, l’ingegner Juan Carlos Restrepo, con il quale ha formato dopo il secondo matrimonio una nuova famiglia, mettendo al mondo due figlie.

Juan Carlos è stato molto più che un patrigno per James, che gli vuole un bene dell’anima, come se fosse sangue del suo sangue.

Un vero padre, capace di aiutare James a coltivare il suo talento, di seguirlo fino a tarda sera per i tornei. Di tenerlo lontano dal padre biologico, anche.

Dicono che Wilson James andasse di nascosto a Medellin per vedere le partite del torneo Pony Futbol che nel gennaio del 2004 rivelò il dodicenne James a livello regionale: in una partita segnò tre gol di cui uno da calcio d’angolo, conquistando il titolo di MVP del torneo e l’interesse di mezzo Paese.
Il primo vero contatto tra padre e figlio avvenne invece quando James aveva 15 anni e aveva appena debuttato nel calcio professionistico con la maglia dell’Envigado Futbol Club, squadra scelta da mamma Pilar dopo avere detto “no” a giganti del calcio colombiano come l’Atletico Nacional e l’Independiente de Medellin.

VALDERAMA L’IDOLO DI JAMES

Per i ragazzi colombiani nati negli anni ’90 c’era una bella scelta di idoli.

Ma al piccolo James piaceva quell’aria di eccentricità che si sprigionava dai riccioloni di Carlos Valderrama.

Bianco, verde e arancione. Sono gli insoliti colori del debutto di James, i colori della maglia dell’Envigado. Un mondo troppo piccolo per un talento così grande. Però anche il “troppo” grande sembrava non attrarlo.

Un passo alla volta. Va bene andare via dalla piccola realtà del dipartimento di Antioquia, ma meglio passare attraverso un altro Paese sudamericano prima di spiccare il volo oltre l’Oceano.

IL MATRIMONIO DI JAMES CON DANIELA OSPINA

Nel febbraio 2009 debuttare nel campionato argentino con la maglia del Banfield, il club che ha visto crescere un mito dell’interismo come Javier Zanetti.

Inizia una nuova storia per James Rodriguez, pochissimi soldi in tasca, giusto per pagarsi pranzo, cena e un minuto al giorno di telefonata alla mamma e al patrigno. Grandi prestazioni, però. Grandissime.

Un bottino di 5 gol in Coppa Libertadores, magie seriali in campionato, un anno e mezzo di meraviglie fino al primo vero contratto di una certa importanza, quello firmato con il Porto.

Di soldi per le telefonate a quel punto ne aveva a sufficienza, così come per il matrimonio con Daniela Ospina, la sorella del portiere David. Una grande festa, ma una storia molto breve, finita parecchio in fretta come era finita quella dei genitori.

LE MAGIE

Regalare allegria al suo popolo. Questo è sempre stato l’obiettivo numero uno di James Rodriguez. Un’allegria cominciata nel Mondiale Under 20 del 2011.

Torneo che gli ha aperto le porte della Nazionale maggiore, per assoluta volontà dell’allora CT Josè Pekerman. Un debutto in condizioni terrificanti il 1° ottobre del 2011.

A La Paz, in Bolivia, come al solito non si respirava, ossigeno rarefatto a 3600 metri di altitudine. Con l’incoscienza dei suoi vent’anni James riusciva lo stesso a ricamare calcio, fino all’assist per il gol decisivo di Radamel Falcao. Qui finisce al storia del ragazzino James e iniziano i capitoli del mito vero.

IL MONDIALE

Il Mondiale del 2014 è stato il punto più alto della carriera di James, non solo dal punto di vista tecnico ma anche da quello emotivo.

C’è un episodio importante, accaduto durante il ritiro della Nazionale Colombiana in preparazione al torneo brasiliano che cambierà la storia di James Rodriguez.

Un giorno il dirigente accompagnatore della Federazione ha chiamato James in camera: “C’è un signore che ti cerca, dice che è urgente”. Spaventato, il numero 10 della Colombia è sceso precipitosamente e quando si è trovato davanti quel signore di mezza età ha capito tutto.

Era il padre, quello vero, che era lì per chiedergli perdono di tutto quello che era successo oltre vent’anni prima, implorava comprensione per non essere stato capace di fare il genitore.

Lacrime, abbracci, commozione. Perdono accordato da parte di un figlio che nel frattempo si era costruito un po’ da solo e un po’ con l’aiuto di mamma e patrigno.
Da allora i rapporti tra i due sono diventati buoni.

Magari non un amore sconfinato, ma affetto e rispetto sono assicurati. Poi c’è stato il Mondiale, ci sono stati i 6 gol che hanno eletto James Rodriguez capocannoniere, Scarpa d’Oro del Mondiale.

JAMES RODRIGUEZ DA RANIERI AD ANCELOTTI

La storia di James Rodriguez cambia nel 2013 con il passaggio-shock dal Porto al Monaco insieme al portoghese Joao Moutinho. Al Monaco c’era Ranieri, James aveva uno stipendio da nababbo ma lo ripagava tutto con le prestazioni: 108 partite, 32 gol e soprattutto 41 assist nonostante le prolungate assenze causa infortunio al ginocchio del suo punto di riferimento Falcao.

Con una serie di prodigi del genere non poteva sfuggire di mano al Real Madrid, dove è avvenuto lo straordinario incontro con Carlo Ancelotti: 13 gol e 13 assist nella prima stagione madridista, ma soprattutto un rapporto di fiducia, di stima, di comprensione reciproca totale.


Quando Ancelotti è andato via , la stella di James al Real è andata spegnendosi. Con Zidane non era più la stessa cosa e alla fine ancora Carletto se l’è portato al Bayern, prestito biennale e ottimo inizio con la maglia dei tedeschi, salvo poi doversi fare da parte ancora una volta dopo l’esonero dell’allenatore emiliano giramondo che se lo porterebbe davvero ovunque.

Sì, perché Ancelotti per James è un po’ come la dea Ispirazione che ogni tanto decide di investire qualcuno per le strade di Cùcuta. Ha visto una volta il sinistro di James e non se ne separerebbe mai.

Una nuova storia per James Rodriguez potrebbe cominciare da Napoli, dove al posto della dea Cùcuta risiede la sirena Partenope.



IN SERIE A GIA’ 296 GOL COLOMBIANI

Sono 296 finora i gol totali realizzati da calciatori colombiani nella storia della serie A. C’è quindi un doppio traguardo da tagliare nella prossima stagione: quello dei 300 gol sotto la bandiera dei “cafeteros” ma anche quello del quarantesimo marcatore (attualmente sono 39).

Il capocannoniere di questa speciale graduatoria è l’atalantino Duvàn Zapata, che con lo splendido campionato 2018-19 ha sorpassato tutti ed è salito a quota 63 gol. Ci sono buone probabilità che il suo nuovo compagno di squadra Luis Muriel possa nella prossima stagione aumentare il suo attuale bottino, che è di 49 gol e lo pone al secondo posto.

Terzo è Juan Cuadrado, che non essendo un centravanti ha comunque centrato la porta 34 volte, tre più di Carlos Bacca che in effetti non ha però vissuto un periodo molto lungo con la maglia del Milan dalle nostre parti. I

l mito di Faustino Asprilla – troppo condizionato dagli infortuni – si è fermato a 26 reti che lo portano al quinto posto.

Poi c’è un terzetto eterogeneo a forti tinte nerazzurre: il difensore centrale Ivàn Ramiro Cordoba, il fantasioso Fredy Guarin e poi il cagliaritano e romanista Victor Ibarbo (ora in Giappone al Sagan Tosu) con 15 reti. Nella Top Ten entrano anche il difensore Cristian Zapata con 8 reti e il napoletano Fredy Rincon con 7.

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