Napoli-Lazio è anche la sfida tra Spalletti e Sarri, giocatori a confronto tra la rosa 2018 e quella del 2023.
Il Napoli di Spalletti sta spazzando via tutti i record, ma quello di Sarri ha fatto emozionare come pochi. Domani i due allenatori si ritroveranno contro allo stadio Diego Armando Maradona. Spalletti sulla panchina del Napoli per avanzare sempre di più verso lo scudetto, Sarri su quella della Lazio per difendere un posto in Champions League.
Napoli la rosa di Spalletti e Sarri a confronto
Inevitabile fare un parallelismo tra i giocatori avuti a disposizione da Sarri nel 2018 e quelli su cui può contare ora Spalletti dopo la rivoluzione estiva. Corriere dello Sport dedica un focus proprio su questo aspetto.
- Difesa: Reina aveva più piedi rispetto pure a parecchi centrocampisti del campionato però Meret ha ritrovato se stesso, sicurezze tecniche; Albiol esibiva intelligenza e leadership; con il bionico Di Lorenzo non se la gioca nessuno; Mario Rui di oggi è superiore a quello di ieri, divenuto titolare dopo l’infortunio al novembre di un Ghoulam stellare, quasi inarrivabile; e però poi mettendo dinnanzi allo specchio Kim e Koulibaly si rischia brutalmente di finire fuori traccia: il Koulibaly di quella stagione rientrava di diritto tra i top ten (o five?) del ruolo e il Kim che è arrivato da lontano ha avuto però un impatto travolgente, ha cancellato i paragoni e i rimpianti con il senegalese, s’è elevato su livelli egualmente universali, come un alieno. Tra pesi massimi, si starebbe comunque al sicuro.
- Centrocampo: Un altro Hamsik andrà scovato un giorno, semmai ricapiterà, per empatia e scuola calcistica fusi nel sentimento, Zielinski, piedi che sanno di zucchero fi lato, resterebbe (come accadde) nella sua scia; ma in questi duelli un po’ innaturali tra due epoche vicine eppure distanti, diventa complesso ondeggiare tra l’eleganza stordente di Anguissa e il famelico dinamismo di Allan, tra l’autorità di Lobotka nelle due fasi e la scientifica applicazione di Jorginho a scorgere angoli di passaggio: con le cinque sostituzioni, che nel 2018 non esistevano, risulterebbe più facile rivolgersi al turnover.
- Attacco: Non c’è serata o pomeriggio che José Maria Callejon sia arrivato in ritardo sul cambio di Insigne e, dal punto di vista cerebrale, diventa esercizio insostenibile individuare un replicante di quei movimenti. E comunque, là davanti, mescolando gli uni e gli altri, si resta a galleggiare nella bufera di un giudizio che rimane scritto sul bagnasciuga: Osimhen è la stella che brilla, che offuscando pure Sua Maestà Mertens ha contribuito ad addolcirne il distacco; e Kvaratskhelia è l’oro che luccica -ora e poi in prospettiva – con il dribbling d’uno scugnizzo e un tiraggiro che va oltre Insigne. Però che spettacolo a metterli assieme e spudoratamente di fronte: ci sarebbe da divertirsi.
Spalletti meglio di Sarri: ora il Napoli deve battere la Lazio