Il Duca Vescovo e le “palle” dei Napoletani
Quasi tutto il periodo ducale, della città, fu caratterizzato da una lunga serie di lotte tra Napoli e diversi nemici-amici. Le alleanze, infatti, mutavano frequentemente e quelli che un tempo erano alleati in un attimo potevano diventare i peggiori nemici di sempre. Le potenze con le quali dovettero confrontarsi i napoletani in quei secoli erano: i longobardi della Longobardia Minor, il papato, i saraceni e i franchi.
Dei primi duchi di Napoli, che in totale sono stati trentasette, si sa molto poco, maggiori informazioni restano invece per i membri delle cosiddette dinastie degli Stefano e dei Sergi. Dopo anni di silenzio ci giunge qualche informazione a proposito del duca Giovanni I, insediatosi nel 711 e rimasto a capo della città fino al 719.
I fatti relativi ai suoi primi anni di governo ci sono completamente sconosciuti ma sappiamo che tra il 716 e il 717 i longobardi, guidati da Romoaldo II, riuscirono a sottrargli una parte del territorio del ducato occupando la città di Cuma. Giovanni chiese aiuto al papa che gli propose di tentare prima la strada della diplomazia; fallita questa, i napoletani, che fino ad allora per difendersi si erano limitati a starsene nascosti dietro le mura della città, decisero di armarsi e riprendersi ciò che loro apparteneva.
Napoletani popolo con le “palle”
Si presentarono così, con un vero e proprio esercito, alle porte di Cuma e attaccarono i longobardi. Questi rimasero talmente colpiti dalla sortita dei loro nemici che, non riuscendo a reagire prontamente, furono sconfitti.
I successori di Giovanni, a partire dal duca Teodoro, furono coinvolti nella guerra iconoclasta che vide fronteggiarsi Roma e Bisanzio. L’imperatore Leone III Isaurico aveva ordinato la distruzione di tutte le immagini sacre e il papa lo aveva fatto scomunicare.
In una situazione normale sarebbe stato semplice decidere da quale parte schierarsi ma per Napoli e i napoletani non era così. Sottoposti ancora al dominio bizantino ma legati per questioni religiose al papa, i napoletani non sapevano che pesci prendere e così i vari duchi furono costretti a destreggiarsi come possibile in quelle acque così turbolente.
La questione si chiuse con Stefano II che si decise a favore del papa e autorizzò il culto delle immagini sacre anche se inizialmente si era schierato a favore dell’imperatore.
Divenuto duca nel 755, Stefano mantenne la carica per circa quarantacinque anni, fino all’Ottocento
Nel periodo in cui sostenne la guerra iconoclasta dell’imperatore impedì per quasi due anni al neo vescovo di Napoli, Paolo II, di entrare in città dopo che questi si era recato a Roma, contro la sua volontà, per far ratificare al papa la sua nomina. Il vescovo esule fu costretto a rifugiarsi presso la chiesa di San Gennaro extra moenia, nei pressi delle catacombe di San Gennaro, dove rimase fino a che non fu riammesso in città, vale a dire nel 763.
Il Duca Vescovo
Proprio in quell’anno, infatti, il duca Stefano decise di rappacificarsi col papa e così permise a Paolo II di rientrare dando inizio alla vera latinizzazione di Napoli che ancora nell’VIII secolo d.C. era un baluardo della grecità. A dimostrazione del distacco formale da Bisanzio, fu coniata una nuova moneta cittadina che non recava più l’immagine dell’imperatore, come fino a quel momento, ma quella del santo patrono della città: san Gennaro.
moneta san GennaroIl nuovo legame instaurato da Stefano col papato fu tale che nel 766, quando il vescovo Paolo II morì, lo stesso duca fu proclamato anche vescovo di Napoli. All’epoca Stefano aveva poco meno di quarant’anni ed era vedovo, con una notevole prole. Fu il primo a concentrare nelle proprie mani le due cariche più importanti della città, il ducato e il vescovato, ma questo accentramento di poteri non fu tutto.
Al vescovo-duca furono attribuite, oltre alle due prestigiose cariche, anche poteri sovrumani. Pare, infatti, che negli anni in cui governò la città, il Vesuvio si fosse risvegliato e minacciasse di devastare i territori circostanti con la lava. Stando alla tradizione, Stefano, per difendere il suo popolo, uscì dalla città e si posizionò davanti al fiume di fuoco e, novello san Gennaro, ne arrestò miracolosamente il corso.
FONTE: Sara Prossomariti-I Signori di Napoli-Newton editore