Selvaggia Lucarelli offende Napoli. I soliti luoghi comuni citati dall’influencer per la pubblicità del buondi Motta.
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Selvaggia Lucarelli offende Napoli, la canzona, irride la nostra cultura. Dall’alto della sua fama di Influencer, la Lucarelli cerca di mortificare e canzonare Napoli e i napoletani.
Selvaggia Lucarelli offende Napoli
Soliti luoghi comuni, solite battute, e la solita canzone. Quando si è in calo di visibilità non c’è modo migliore che parlare “possibilmente male” di Napoli e la popolarità schizza alle stelle.
Basta un computer, un profilo social due tette belle sode, il cervello non è importante, è si diventa infliuencer. Ecco Selvaggia Lucarelli, offende Napoli e se stessa.
Chi sia questa signora, cosa abbia dato alla cultura Italiana, non è dato sapere, ma dall’alto della sua avvenenza è diventato un personaggio seguito, una influencer, titolo universitario da poco. Nella società della cultura social ci sta tutto.
La lucarelli offende e irride Napoli, perché al popolo partenopeo non è piaciuta la pubblicità della motta. La Cruciani al femminile scrive:
“Napoli è bellissima, stupendissima e favolosissima. E’ l’ottava meraviglia del mondo dopo Machu Picchu e il sorriso di Ryan Gosling. E’ la città in cui tutti vorrebbero nascere e soprattutto morire, anche giovani, non fa nulla, basta che l’ultimo fotogramma impresso sull’iride prima di lasciare questa terra sia una cartolina di Mergellina”.
Selvaggia Lucarelli, lancia la frecciatina Forgione, reo di aver scritto un libro sul Pomodoro
“E’ la città in cui si mangia meglio, del resto la pizza è nata a Napoli e pure tutto quello che la compone. Inutile diffondere voci inesatte e offensive nei confronti della città di Napoli sul pomodoro. E’ vero infatti che il pomodoro fu scoperto dagli Aztechi ma come tutti sanno il vero nome di Montezuma era “MontediProcida”, detto anche Montezuma. Anche la storia secondo la quale il basilico sulla pizza verrebbe dalla lontana India è stata diffusa per oscurare e soprattutto offendere Napoli. Nessuno sa che la pianta era nativa di Pompei e cresceva solo a Pompei ma un napoletano sleale è riuscito a scappare dall’eruzione del 79 d.c. con una piantina in mano, salendo sulla prima nave per il Bengala”.
Selvaggia Lucarelli offende Napoli e se stessa, ammesso che abbia coscienza di se, quando scrive dell’indignazione e dei fuochi di Ilaria D’amico
“False poi tutte le voci che alimentano una narrazione diffamatoria zeppa di pregiudizi e stereotipi infamanti che offendono Napoli e i napoletani. Non è vero che a Napoli rubino biciclette e motorini. Io per esempio ho lasciato la mia Vespa fuori tutta la notte a Napoli e il giorno dopo la marmitta era ancora lì, attaccata al palo. E che dire della battuta di Ilaria D’Amico detta per fare la spiritosa ma soprattutto per offendere Napoli “Hanno sparato i fuochi d’artificio in stile un po’ partenopeo”? Hanno fatto bene i napoletani a denunciare la D’Amico e pure Sky. Lo sanno tutti che ai napoletano botti e mortaretti non piacciono: la notte di Capodanno a Napoli si spengono tutte le luci in città e ci si dedica alla meditazione del cuore di Osho”.
L’influencer del nuovo millennio, antica rivale dell’altro premio nobel per la letteratura Chiara Ferragni, altro che Benedetto Croce, conclude:
“I napoletani non sono permalosi e De Magistris non è populista, per dire sulla sua scrivania ci sono corni, ferri di cavallo, Che Guevara, Pulcinella e la copia mignon della chitarra di Pino Daniele ma non la salma di Totò. E’ un segnale di sobrietà, una scelta impopolare che solo chi ama offendere Napoli e i napoletani non può non riconoscergli. Ad ogni modo, tutta questa breve premessa era per dire, con umiltà, che a me il tanto discusso spot delle merendine che ironizza sulla sulla musica neomelodica ha fatto ridere”.
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Selvaggia Lucarelli offende Napoli, arriva la strepitosa risposta di Luca Delgado
La risposta dello scrittore Luca Delgado, a Selvaggia Lucarelli, ha fatto letteralmente il giro del web
“Gentile Selvaggia Lucarelli, sono un napoletano alla ricerca di visibilità e quindi in questo mio post. Sfrutterò il suo notevole seguito con l’intento di mettermi in mostra.
Premesso questo aspetto fondamentale della logica tossica della comunicazione su Facebook, che molto spesso trasforma ogni tentativo di controbattere a voi dell’olimpo degli influencer, in tentativi squallidi di noialtri di procacciarci pubblicità personale.
Mi piacerebbe poter rispondere al suo post/articolo sullo spot del Buondì e Enza, la “deficienza artificiale…”
Delgato aggiunge:
“Lei mi insegna che le femministe hanno rivendicato la parità proprio con l’orgoglio, non hanno lasciato e non lasciano che passi nulla che minimamente accenni al sessismo, lo stesso hanno fatto le Black Panthers, lo stesso ha fatto e fa la comunità LGBT che non a caso chiama il proprio raduno annuale “Pride”, orgoglio.
E l’orgoglio, che vi sbattiamo in faccia, che non ci fa cedere nemmeno di fronte a una pubblicità della Motta dove la deficiente artificiale si chiama Enza e trasmette musica napoletana (neomelodica o meno non ci interessa) per rovinare la colazione a una bellissima famiglia italiana. Quell’orgoglio ci fa dire che non è giusto che una pubblicità di un prodotto usi il nome Napoli per rappresentare qualcosa di negativo”
Selvaggia Lucarelli offende Napoli dall’alto del suo piedistallo virtuale, Delgado lo smonta e la riporta sulla “terra”
“signora Lucarelli, voglio che lo sappia. Sbaglia quando non comprende i motivi per i quali i napoletani non vogliono che il loro nome sia usato in contesti negativi.
Sbaglia nel non capire che se nel parlare di milioni di persone si usano pochissimi elementi e tutti negativi si finisce col somigliare molto a Matteo Salvini.
Ora può scegliere se continuare a voler imporre il suo punto di vista di milanese di adozione, o provare ad ascoltare e imparare qualcosa di nuovo.
Le ripeto, non mi sento offeso dal suo post/articolo. Lei è soltanto l’ennesima connazionale convinta, dall’alto del proprio privilegio da nordcentrismo, di poter stabilire cosa dovrebbe offenderci e cosa no.
Di poter in sostanza insegnarci a campare. Ma da chi non conosce nemmeno le basi della cultura del rispetto, non abbiamo nulla da imparare”.