La questione plusvalenze in Italia ha portato all’indagine sulla Juventus, apprensione in casa Napoli per l’affare Osimhen. In queste ore la procura di Torino si sta concentrando sulla Juventus, sulle 42 operazioni finite nel mirino della guardia di finanza, che hanno portato a diversi indagati tra i dirigenti bianconeri. Una situazione quella bianconera molto diversa da quella del Napoli. Nonostante alcuni media continuino a tirare in ballo la società di Aurelio De Laurentiis, per l’affare Osimhen con il Lille, è chiaro che il discorso sia estremamente diverso.
Plusvalenze, perché il Napoli non rischia
A spiegare il motivo della differenze tra le plusvalenze della Juventus ed il caso Napoli, ci pensa il professore Sica, esperto di Diritto Sportivo che a Il Mattino dice:
La Procura Figc ha acceso un faro anche sull’acquisto di Osimhen dal Lille nel 2020, in particolare sulla valutazione dei 4 giocatori ceduti dal Napoli: cosa ne pensa?
Partiamo da una premessa: esprimersi su indagini in corso impone prudenza perché non si dispone di tutti gli atti. Ragionando in astratto, il tema delle plusvalenze presenta una criticità preliminare, l’inesistenza, ad oggi, di un criterio oggettivo per determinare il valore di un calciatore; immagino che la prima difesa delle società coinvolte sarà che, almeno fino a quando non si introdurrà, come pare voglia fare la FIFA, un algoritmo per il calcolo di tale valore, è il mercato il vero arbitro».
Perché c’è differenza tra operazione Osimhen e tutte le altre finito nel centro dei procedimenti?
«Mi pare che il Napoli non avrebbe mai messo su un meccanismo sistematico di utilizzo delle plusvalenze, addirittura con un rapporto privilegiato con altre società, in una sorta di associazione finalizzata all’alterazione dei dati contabili e finanziari. In questo caso si tratterrebbe di una singola operazione “sospetta” ed in un caso specifico e sempre che si assuma, il che non è scontato, che le plusvalenze della cessione di Osimhen siano fittizie».