Napoli, Lozano delude: vorrebbe spaccare il mondo ma finora s’è solo spaccato un dente

Lozano ha ricevuto la fiducia del Napoli e di Spalletti ha deluso. Finora l’ex Psv non è mai riuscito a trovare la sua dimensione.

NAPOLI: DELUSIONE LOZANO

Hirving Lozano Dopo aver sbandierato ambizioni e reclamato spazio ha deluso in ogni partita. il Messicano disse:

Mi piacerebbe andare in un club più grande, mi considero un calciatore molto competitivo, con obiettivi chiari, mi sento ad un buon livello, mi piacerebbe fare questo passo in avanti. Mi auguro di crescere a livello personale, spero di raggiungere i miei obiettivi”.

Il messicano aveva sbandierato ambizioni e fatto intendere di voler maggiore spazio, ma da quell’intervista concessa ad ‘Azteca Deportes’ le cose sono soltanto peggiorate. Sia per il Chucky, che per gli azzurri.

I numeri stagionali di Lozano parlano chiaro: 26 partite giocate, 3 goal e 3 assist con 16 maglie da titolare, ma soprattutto 9 partenze dal primo minuto da quell’intervista in avanti. Ossia sempre, dal 21 novembre (Inter-Napoli) a Napoli-Spezia del 22 dicembre, con un bottino di appena una rete all’attivo.

Poca visione, limiti tecnici al momento di concludere, rebus tattici legati alla difficoltà di ricamargli il ruolo giusto in cui brillare: attorno a Lozano aleggia un nugolo di punti interrogativi, figli del trend deludente fatto registrare dal numero 11 partenopeo. L’esatto contrario di quanto gli accade in patria, dove è considerato una stella.

NUMERO IMPIETOSI PER EL CHUCKY

El Chucky, la bambola assassina,  Lozano era arrivato a Napoli nell’estate del 2019 preceduto dalla fama di killer d’aria di rigore. Nel “pacco” di Mino Raiola c’era anche Manolas, altro oggetto costoso (36 milioni di euro, in parte ammortizzati con la vendita alla Roma di Diawara) e misterioso giunto in azzurro.

Costo del messicano, 35 milioni di euro. Ingaggio netto, 4.5 milioni ma con il beneficio del decreto crescita che mette un tetto al lordo (5.90) e regala ossigeno al bilancio. Il classico attaccante che ti può fare a fette la difesa, lasciandoti addosso quella sensazione di freddo pungente e dolore.

Spalletti gli ha ricamato addosso il ruolo di lotta e di governo (come a San Siro contro il Milan), di esterno d’attacco o addirittura di prima punta provando a sfruttare i suoi inserimenti in velocità. Lui ha gradito, protestato, chiesto maggiore spazio, s’è sbattuto, sofferto l’ombra di Politano (e di Insigne) perfino ipotizzato per sé un futuro migliore dicendosi meritevole di un grande club. La realtà, però, è stata ben diversa.

In Europa League, il  messicano  ha palesato difetti nella coordinazione e al momento del tiro: inciampa e sbatte contro un calciatore del Leicester, spezzando un dente nell’impatto; il cambio non gradito contro il Torino (se ne andò direttamente sotto la doccia). E ce n’è una terza che fa riferimento alla sciagurata sconfitta contro lo Spezia: quel gol mangiato/sprecato/fallito che è un tormento.

Il piede molle e la faccia stralunata (e per niente posseduta da uno spirito malefico) hanno suscitato i mugugni del “Maradona”. Come si fa a sbagliare un gol così? Si sono chiesti i tifosi. Già… come.

Da bambola assassina ha assunto le fattezze del puffo brontolone che odia tutto. Il brutto infortunio subito in nazionale nell’estate scorsa (quando rischiò di perdere un occhio) ne ha sicuramente condizionato il rendimento e, in parte, gli ha tolto sicurezza al punto da sbagliare anche i passaggi più elementari, le letture di gioco palesando limiti nell’affiatamento con il gruppo.

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