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Vedo qualche giocatore di troppo che non corre, che non si sacrifica, che non dà la vita per la squadra e per i compagni. Giocatori che hanno perso la passione e l’etica del collettivo. Che stanno sempre a inseguire l’avversario, il che significa che hanno sbagliato qualcosa in partenza. E nel giorno della partita raccolgono i frutti del lavoro in settimana. Quadro preoccupante? Lo è. Perché bastano poche mele marce per rovinare tutto. L’errore? Sottovalutare la partenza di Albiol, lui dava un senso a tutta la difesa, consentiva a Koulibaly di fare solo le cose sapeva fare meglio.
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Le sue colpe? Errare è umano, ma lui è un maestro. Un vero maestro di calcio. Io non conosco persona migliore nella gestione delle squadre di Carlo. Contestare uno come lui è roba da alieni: perché lui ha le competenze, le conoscenze, le capacità per tirarsi fuori da ogni situazione. Anche una come questa, che non è semplice. E’ fondamentale ritrovare la disponibilità dei calciatori a dare la vita in campo. L’impressione è che il problema del Napoli non sia di natura tecnica: se non c’è una interazione umana e psicologica, viene uccisa la qualità. L’ammutinamento? E’ la conseguenza di non avere un gruppo coeso, che non insegue un obiettivo comune e in cui all’interno esistono rapporti deteriorati.