Antonio Corbo esalta il 4-3-3 del Napoli di Luciano Spalletti e trova analogie con quello di Vinicio degli anni 70.
Il Napoli sta sorprendendo il mondo del calcio con il suo 4-3-3 fluido, che ricorda le combinazioni vincenti degli indimenticabili anni ’70. La squadra è stata costruita con freschezza, qualità morale e velocità sia fisica che mentale, grazie alla guida del tecnico Spalletti e alla fermezza della società.
Antonio Corbo sul quotidiano La Repubblica esalta il tecnico del Napoli: “Quando il 18 giugno Spalletti elogiava “l’inizio del gioco da basso”, probabilmente non si aspettava di trovarsi di fronte una squadra così forte e ben equilibrata. Ma il tecnico ha saputo lavorare senza pregiudizi su una squadra che non conosceva e ha saputo migliorare elementi come Lobotka, Mario Rui e Rrahmani. Non era facile inserire Kim e cancellare Koulibaly, ma Spalletti ci è riuscito. Ha limato Osimhen, diamante grezzo, e ha saputo dimenticare Ospina lasciando che Meret confermasse il vaticinio di Ancelotti, “il portiere deve parare e Meret è un gioiellino“.
Corbo aggiunge: “Il 4-3-3 del Napoli di Spalletti si candida ad entrare nella storia contemporanea del calcio. L’ampiezza del gioco, con Politano e Kvaratskhelia, gli spazi che lascia agli inserimenti dei mediani Zielinski e Anguissa e le progressioni di Mario Rui lungo la linea, rendono la squadra equilibrata e veloce sia di gamba che di testa. Rimangono fissi tre punti in verticale: Kim, Lobotka e Osimhen.
Un 4-3-3 fluido, un po’ inglese per la costante vocazione offensiva, un po’ nostro per chi ha amato il Napoli di Vinicio con Massa, Clerici, Braglia e il Torino tutto italiano di Radice con Claudio Sala, Graziani, Pulici. Basta furbizie, consigli e timori, questo Napoli va solo lasciato libero di volare.
L’Italia del calcio si sta accorgendo solo ora della forza del Napoli e gli allibratori londinesi riducono ancora la quota a 1.30 elevando quella delle milanesi a 10. L’autorevole Arrigo Sacchi avverte che il Napoli ora non ceda alla presunzione e che non molli come la Nazionale di Mancini.
La verità forse è un’altra. Nessuno aveva capito il Napoli, questo Napoli. Ma per la fermezza della società e magari per fortuna è nata una grande squadra, una combinazione perfetta fra vari elementi. La magia della scelta di Kvaratskhelia (bravo Giuntoli), l’impeccabile conduzione di Spalletti e la freschezza di entusiasmi, qualità morale di chi è rimasto e chi è venuto, tutt’e due le due velocità, gamba e pensiero, l’una collegata all’altra. Ora è così. Come le combinazioni degli indimenticabili”.