Come si diventa Juventini nel meridione? ce lo spiega un tifoso bianconero del salento: “Sono neoborbonico, ma confesso: tifo Juve. Tutta colpa di un calciatore”. Una testimonianza sincera quella che ha inviato Ghigno dal Tacco alla redazione di napolipiu.com. Una lettera che pubblichiamo nella sua integrità.
“SONO NEOBORBONICO“
“Sono Ghigno, Ghigno dal Tacco, per essere precisi. Provengo, come il pseudonimo lascia presagire, dal tacco della penisola. La mia famiglia è originaria del basso Salento, roba che in certe sere d’estate terse dal vento di tramontana, si vede chiaramente l’Albania e parte della Grecia. Meridionale parecchio attaccato alla terra, anche se non mi ha dato i natali.
Mi sento molto vicino alle idee neoborboniche, la capitale della mia Patria era, ai tempi nei quali eravamo invasi dai piemontesi, tra le più avanzate d’Europa. Il mio Re (scritto con la “R” maiuscola perché amava DAVVERO il suo Popolo) ebbe studiato un qualcosa che permetteva a chi non aveva lavoro di mantenere la propria famiglia in maniera dignitosa finché non ne trovava uno, adesso si chiama reddito di cittadinanza, i Borbone quasi due secoli fa lo avevano per i loro sudditi.
Napoli era splendida, così come lo era Palermo e le città meridionali erano fiorenti. In Calabria esistevano industrie tessili di un certo livello che producevano seta esportata non solo in Europa ma nel mondo. Il mio Salento era ricco grazie all’olio di oliva che era apprezzato in Inghilterra dove veniva usato come combustibile, antesignano di certi eco carburanti dei quali si parla tanto oggi. C’era anche l’olio per alimenti, ovviamente, Corato ha dato il nome ad una delle più pregevoli varietà di olive. Il Sud, cari amici miei, non era solo il bidè, accessorio non comune ancora oggi (provate a chiedere ad un americano cosa prova ad usarne uno), ma la prima ferrovia pubblica nell’Europa continentale. Le nostre città rivaleggiavano con quelle adesso assai più famose, insomma, nel Regno delle due Sicilie si stava di molto bene. Sono meridionale e meridionalista convinto, anche se conscio che pure un distaccamento dallo stato italiano non basterebbe a rinverdire quei fasti: purtroppo l’epoca d’oro del regno duosicliano è finito per sempre.
VE LO CONFESSO: “TIFO JUVE”
Tutto perfetto, direte voi, invece no, esiste un piccolo neo, un peccato che adombra la mia esistenza. Quale? Semplice: tifo Juventus. Azz, neoborbonico seppur per simpatie e juventino? Si, neoborbonico ma tifoso della Juventus. L’ottimo Francesco Pollasto mi ha chiesto di spiegare questa, per voi, insana passione per la Juve ed io cercherò di farlo, ben conscio che tutto, tranne la vostra personale simpatia (mi auguro) sia contro di me.
SONO UN MERIDIONALE ATIPICO
Sono meridionale si, ma sono nato nel profondissimo nord, ma non nel nord Italia bensì nel nord della Svizzera. I miei primi vagiti sono stati uditi in quel di Basilea ben cinquantadue anni fa, figlio di contadini meridionali intrisi di nostalgia per la loro terra d’origine ed in cerca di un futuro migliore per loro, per me e per mio fratello che sarebbe nato circa due anni e mezzo dopo, sempre a Basilea. Infanzia spettacolare, la Svizzera era ciò che è stata la nostra Patria retta dal Borbone, avanguardia su tutto, scuola, welfare, lavoro retribuito in maniera più che onesta, assenza di sindacati perché davvero negli anni della mia infanzia in Svizzera non se ne sentiva la necessità. In quegli anni c’era un ragazzino di Lecce, che a Belgrado si giocò la finale di Coppa campioni, aveva fottutissima classe e ci riempiva noi, stranieri in terra straniera, di orgoglio, dando a noi ragazzini leccesi di quella generazione, un motivo per tifare una squadra che non era Napoli, o Palermo ma nemmeno Lecce che arrancava in serie C.
TUTTA COLPA DI UN CALCIATORE
Diventai juventino per Franco Causio e dopo una finale persa, la prima di una lunga serie per mio dolore e vostro gaudio. Amo Napoli, il Sud, Lecce, adesso mi struggo io di nostalgia ben più pesantemente di quanto sia successo ai miei genitori oltre 40 anni fa perché le vicende che mi hanno portato lontano da casa hanno un che di grottesca tragedia, se ci penso bene, ma questa è un’altra storia ed al mio caro amico Francesco non interessa e non voglio tediare nessuno raccontando come mai un sottufficiale di marina verso la fine di una carriera a dir poco esemplare sia stato trasferito da tutt’altra parte; non vi racconto nemmeno come mai, da servitore dello stato io abbia abbracciato l’ideale neoborbonico pur non mosso da semplice campanilismo (la Patria non era napoletana ma duosicula, un qualcosa di ben più profondo). Sono un uomo pieno di contraddizioni, lo so e, in maniera del tutto umile e senza tentativo di giustificazione alcuna, spiegare il perché della mia passione calcistica. Per me, cari amici miei, il calcio è una cosa e l’amore per la Patria un’altra e se mi chiedono cosa proverei in caso di vittoria finale del Napoli rispondo che l’importante è che non lo vinca l’Inter e che se proprio deve essere ebbene che sia il Napoli e che venga premiata la passione che solo i napoletani sanno esprimere. Vengo spesso a Napoli, amo la pizza, il babà, la sfogliatella e la mozzarella di bufala ma di fronte al calcio, grazie (oppure colpa di…) ad un ragazzino dalla classe immensa, meridionale, salentino e futuro campione del mondo mi sono innamorato della gobba.
Grazie….
Ghigno dal Tacco
ASSURDO A TORINO OPERAIO LICENZIATO PERCHÈ TIFOSO DEL NAPOLI
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