La fiducia nel gruppo storico alla base della strategia di Ancelotti. La linea adottata anche dopo aver preso il Real e il Bayern.
LA STRATEGIA DI ANCELOTTI
NAPOLI – La strategia di Ancelotti per l’ancelottizzazione del Napoli, scrive il Mattino, in fondo, non è così complicata. È arrivato al Real raccogliendo il testimone da Mourinho, è arrivato al Bayern prendendo per mano gli orfani del padre fondatore del tiki-taka, Guardiola: che volete che sia, per Carletto mettersi alle spalle Maurizio Sarri? Lo sta facendo in punta di piedi, senza proclami o azzardi.
Re Carlo ha usato l’ironia per risollevare il Napoli scoraggiato dopo le amnesie nei test europei. Sconfitta la Lazio con la tattica del buon senso niente rivoluzione tattica e fiducia nel vecchio 4-3-3.
IL GRUPPO STORICO
Con la Lazio si è affidato al blocco azzurro degli ultimi anni, con pochissimi ritocchi e poggiando quasi per intero il suo gioco sulle vecchie idee e sul 4-3-3.
Lui non deve dimostrare niente a nessuno e sa che c’è tempo per imporre il suo pensiero. E che prima o poi lo farà: «Devo migliorare le cose buone fatte dal mio predecessore – dice – e se non sono rimasto a casa è perché penso che si possa fare».
FIDUCIA NEL 4-3-3
Per spiegare il primo Napoli di Ancelotti visto all’Olimpico è sufficiente un solo concetto: buon senso. Il suo modulo di riferimento è stato quello con cui la squadra ha giocato negli ultimi tre anni: il 4-3-3. Nessuna rivoluzione, cose semplici e fiducia nei singoli: è la saggezza che gli deriva dall’esperienza di chi ha navigato in mari di ogni tipo. Contro l’entusiasmo della Lazio, ha contrapposto un calcio semplice. Per lui è valsa la regola dell’incudine e del martello: ha fatto aspettare il Napoli con pazienza (che non significa con rassegnazione) e ha poi attaccato con coraggio. Prendendo in pugno la gara. Del possesso finale, a lui, non importa nulla. È stato un caso. 61% a 39%. Non perderà un solo secondo su questo dato, che per lui conta zero.