La cavalcata del Napoli non è ben vista da una parte del paese, sul campo gli arbitri dopo 30 anni continuano a penalizzare gli azzurri.
Ci mancava solo Desailly. “Mai era accaduto, nel corso della storia del calcio, che una squadra tanto vituperata vincesse lo scudetto. È successo al Napoli di Maradona, con la conquista del suo secondo ed ultimo titolo di Campione d’Italia. Era l’anno 1989 – 90”.
Con queste parole inizia L’ultima vittoria del Sud. Il libro scritto da Vittorio Capuozzo, pubblicato in ristampa nel 2018 da Ali Ribelli Edizioni, ritorna d’attualità nel campionato in corso. Come in una sorta di copia – incolla le pagine scritte per lo scudetto 1989 -1990 appaiono tanto attuali nella stagione 2022 – 2023. Il Napoli, e i napoletani, insultato dagli spalti, preso a botte sul campo e denigrato dai media. Inutile girarci intorno, dopo 30 anni, come da 160 anni, nulla è cambiato per il Napoli e Napoli. Senza giornali e tivvù non si va da nessuna parte. Trentadue anni fa c’era Napolissimo del grande maestro di giornalismo Vittorio De Asmundis a farsi sentire nel deserto mediatico partenopeo.
IL NAPOLI DI OGGI COME NEL 90
Trentadue anni dopo c’è solo Napolipiu.com e una tantum cinguetta qualche uccellino fuori dal coro. Fra insulti e offese gratuite (vedi Firenze) e la demonizzazione continua degli organi d’informazione, oggi come allora, i giocatori azzurri ricevono lo stesso trattamento riservato al Napoli di Maradona. Oggi come allora calci e calcioni sono la prassi fra il silenzio – assenso dell’odierna classe arbitrale. Se non basta quanto visto in Cremonese – Napoli (arbitro Abisso), Milan – Napoli (Mariani) e Atalanta – Napoli (ancora Mariani) è opportuno ricordare quanto lasciato fare da Irrati nella recente Roma – Napoli (XI giornata). In un confronto con Roma – Napoli diretta da Magni di Bergamo l’8 ottobre 1989 sarebbe davvero difficile notare le differenze.
I moderni gladiatori giallorossi (Smalling, Karsdorp e Cristante soprattutto) non hanno fatto rimpiangere i Berthold e Voeller che mazzolarono allora a dovere mezza squadra azzurra, Maradona compreso, dal primo minuto di gioco. Ne L’ultima vittoria del Sud sono descritte quelle gesta che sembravano irripetibili. Non solo. Oggi come allora la stagione calcistica fu condizionata da errori arbitrali che fino alla fine mise in discussione la vittoria finale del Napoli di Maradona che aveva dominato in lungo e largo per tutto il campionato. Quanto accaduto in Fiorentina – Inter (XI giornata), Verona – Juventus (XIV) e Milan – Fiorentina (XV) non è una novità per il calcio italico.
Tutti ricordano il gol di Muntari in Milan – Juventus del 25 febbraio 2012 non visto da Tagliavento ma quanti rammentano la rete di Marronaro non vista in Bologna – Milan dell’8 aprile 1990. Nello 0 a 0 di Bologna, Lanese in campo e Nicchi in veste di segnalinea non videro il pallone calciato da Marronaro entrare nella porta milanese per circa un metro. Quell’episodio basterebbe da solo a mettere la parola fine su quella stagione condizionata dai tanti errori arbitrali.
LA MONETINA DI ALEMAO, IL MILAN DIMENTICA UN PARTICOLARE
Ma si ricorda anche di Agnolin in Milan – Juventus (3 – 2, XI del 5 novembre 1989), di D’Elia in Sampdoria – Milan (1 – 1, XV del 10 dicembre 1989) e in Lazio – Milan (1 – 3, XIX del 14 gennaio 1990). Ne L’ultima vittoria del Sud sono raccontati anche i tanti fatti arbitrali che condizionarono quella stagione, anche i tanti errori, tecnici compresi, di Lanese in Milan – Atalanta (3 – 1, XX del 17 gennaio 1990). Al termine il popolo nazionalmilanese ripiegò sulla moneta di Bergamo per giustificare la disfatta milanista. Per la prima volta il Napoli si avvantaggiava di una norma che fino ad allora l’aveva sempre penalizzato e i media, Rai compresa, imbastirono una campagna destabilizzante contro il Napoli, i napoletani e tutto il Meridione.
Quel punto in più (sul campo la gara era finita 0 a 0) costò caro al Napoli. La norma fu praticamente cancellata a conferma che la storia la fanno e disfanno i vincitori. Nei 57 incontri del calcio italico decisi a Tavolino è il Milan che detiene il primato delle partite vinte in tale maniera e di tale primato da quelle parti non se ne sono mai doluti. Sono 8 le vittorie a tavolino assegnate al Milan e molte anche clamorose. Ai milanesi e ai propri fans, media compresi, non dispiacquero i 2 punti guadagnati il 25 marzo 1962 a Bergamo senza neanche giocare.
Contro l’Atalanta l’arbitro Adami non fischiò mai l’inizio perché gli sportivi e i tifosi in sovrannumero non erano contenibili a bordo campo. In tanti e soprattutto i tifosi milanisti si rifiutarono di abbandonare il campo e il giudice sportivo non accettò le giuste rimostranze atalantine. Grazie anche ai 2 punti raccolti senza giocare il Milan conquistò lo scudetto a fine stagione.
Clamoroso resta anche il 2 a 0 del Milan conquistato il 20 gennaio 1963 a Venezia dopo essere stato messo sotto sul campo dai lagunari per 2 a 1. L’incontro fra il serio e il faceto è passato alla storia come la partita della bottiglietta. Una mini bottiglietta di plastica vuota che avrebbe colpito il rossonero David impedendogli di proseguire.
Per la storia del calcio è il Napoli la squadra più penalizzata dal giudice sportivo con 10 partite perse a Tavolino.
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