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Il verdetto sul caso Acerbi metterà alla prova la coerenza della giustizia sportiva italiana, troppo spesso accusata di avere due pesi e due misure verso club grandi e piccoli.
Il giornalista Paolo Ziliani solleva un punto cruciale riguardo al caso Acerbi-Juan Jesus: la coerenza della giustizia sportiva nel contrastare il razzismo. Troppo spesso, infatti, le accuse di doppi standard tra club grandi e piccoli hanno minato la credibilità del sistema giudiziario calcistico italiano.
Il giornalista Paolo Ziliani solleva un punto cruciale riguardo al caso Acerbi-Juan Jesus: la coerenza della giustizia sportiva nel contrastare il razzismo. Troppo spesso, infatti, le accuse di doppi standard e trattamenti diversi tra club grandi e piccoli hanno minato la credibilità del sistema giudiziario calcistico italiano.
Ziliani ricorda episodi eclatanti come il Chievo cancellato dal calcio e la Reggina retrocessa in C per illeciti amministrativi ben più lievi di quelli contestati alla Juventus, i quali furono invece patteggiati con una multa irrisoria. Una palese dimostrazione di “due pesi e due misure”, con la giustizia “forte con i deboli e debole con i forti”.
Il caso di Acerbi rappresenta quindi un banco di prova fondamentale per verificare l’equità della giustizia sportiva italiana. Ziliani cita esempi di squalifiche pesanti, da 10 a 11 giornate, comminate in passato a tesserati di Serie B e C come Marconi (Pisa), Lerda (Pro Vercelli) e Santini (Padova) per presunte frasi razziste, nonostante l’assenza di prove video. Ma le accuse furono ritenute sufficienti.
Proprio per questo, secondo Ziliani, la giustizia deve essere coerente anche con Acerbi. Se la Procura non troverà prove schiaccianti, l’attuale difensore della Lazio andrebbe assolto. In caso contrario, se le indagini lo riterranno colpevole come per Marconi, Lerda e Santini, allora Acerbi dovrebbe scontare “almeno 10 giornate” di stop, pena minima prevista per i casi di razzismo.
Qualsiasi altra decisione, come una mini-squalifica di 3-4 turni per “comportamento antisportivo”, sarebbe inaccettabile e dimostrerebbe l’ennesimo doppio standard verso un club di alta classifica.
In conclusione, il verdetto su Acerbi metterà in luce la reale equità del calcio italiano nella lotta a razzismo e discriminazione. Un bivio tra coerenza e inciuci, tra giustizia paritaria o favoritismi. Perché, come sottolinea Ziliani, “non c’è un razzismo di Serie A e uno di B e C. C’è il razzismo”. La credibilità dell’intero sistema sportivo italiano è in gioco.