Arbitri e VAR, caos sullo ‘step on foot’: rigori a corrente alternata

Situazioni simili, giudizi diversi: il campionato di Serie A è pieno di episodi controversi

La Commissione Arbitri Nazionale (CAN) continua a creare più dubbi che certezze con le sue decisioni spesso incomprensibili per tifosi e addetti ai lavori. Il caos sull’interpretazione dei cosiddetti “step on foot” – i pestoni – ne è l’ennesima conferma. Quello che in teoria dovrebbe essere semplice – un contatto in area equivale a un fallo, senza che la volontarietà abbia alcuna importanza – si trasforma in pratica in un esercizio di confusione, con situazioni simili giudicate in modi completamente diversi.

Il problema degli episodi ‘fotocopia’

In Serie A si stanno vedendo troppi rigori: ben 32 in 70 partite, eppure, di questi, molti sono arrivati tra polemiche. La percezione che all’estero ci siano meno rigori concessi (28 in 90 partite in Liga, solo 12 in Premier League) sembra influenzare le scelte dei nostri arbitri. Ma a pagarne le conseguenze sono le squadre, che faticano a capire quale sia il metro di giudizio adottato. Un esempio recente è stato il pestone di Kyriakopoulos su Baldanzi nella partita Monza-Roma, ignorato dall’arbitro. Chissà se è stato il pensiero di non voler “esagerare” con i rigori ad aver influenzato la decisione.

Gli episodi più controversi

Troppa incertezza, troppe interpretazioni

Le parole di Gervasoni, che afferma che “non vogliamo che dei microtocchi siano puniti con il rigore”, non fanno altro che aumentare la confusione. Anche il colloquio tra La Penna e Aureliano lascia perplessi: “Gli dà un piccolo pestone, ma non fa alcuna azione fallosa”. Una linea guida che sembra cambiare di partita in partita, rendendo sempre più difficile per giocatori, allenatori e tifosi capire cosa aspettarsi dalle decisioni arbitrali.

Exit mobile version