Notizie Calcio Napoli – Oggi Luciano Spalletti sarà per l’ultima volta allenatore del Napoli, ecco perché è andato via dalla Campania.
Nell’editoriale di Giancarlo Dotto per Gazzetta dello Sport si trovano informazioni sul motivo per cui Spalletti ha lasciato Napoli.
“Il cuore è pesante, la testa in subbuglio. Il turbamento è ancora velato dalle ultime frenesie di stagione, dal rumore della festa. […] I tre giorni più belli e dolorosi della sua storia di allenatore. Luciano Spalletti, da ieri cittadino onorario di Napoli, lascia Napoli. Una scelta tormentata, che gli è cresciuta dentro in questi due anni come una tenia, insieme a tutte le belle cose che accadevano di fuori. Un malessere che l’uomo di Certaldo non è riuscito a farsi scivolare addosso. Altri al posto suo, Allegri per fare il nome più facile, uomo di mondo, l’altro mondo da Spalletti, se lo sarebbe spolverato via il disagio con una scrollatina di spalle, come si fa con una
manciata di forfora. Spalletti no. Lui si lascia invadere. Fino al giorno in cui è transitato davanti allo specchio di casa, si è guardato come fa lui, l’aria sempre un po’ persa, e si è detto nella sua lingua: «Non gliela fo, non ce la posso fare».
[…] Nella separazione dal Napoli c’era e c’è uno scudetto celebrato in tutto il pianeta, c’erano e ci sono l’abbraccio dei tifosi, le parole amiche dei giocatori. Tutte cose che non lo hanno certo aiutato a decidere quello che sembrava assurdo decidere. Mollare tutto quando si trattava di raccogliere tutto. “Monetizzare”, per dirlo in prosa. L’amore, i soldi, titoli e clamori. Sparire dietro le quinte, mentre ovunque impazza una gioia senza confini.
[…] In questi due anni Spalletti non è stato bene. […] Lo sfinimento dello spendersi tutto come allenatore, la frustrazione del rapporto mancato con il presidente. Si sono messi le mani al collo l’altro giorno nella cerimonia per la consegna del “Piede di Maradona”. […] Che si siano abbracciati o strangolati, rimane il suggello fisico di un
addio. Che nessuno dei due rimpiangerà. Un bravissimo allenatore e un capacissimo imprenditore: due uomini fatti per non intendersi.
Due anni pieni di gioia e due anni di piccole e acute sofferenze. Non tanto per i meriti non riconosciuti, la freddezza manifesta, i contratti simili ai labirinti di Minosse, i silenzi quando serviva parlare e
le pec inviate al posto delle parole. Spalletti immaginava di essere coinvolto, riconosciuto, gratificato, De Laurentiis lo pietrificava trattandolo da dipendente. «Sono davvero molto stanco», si è scoperto e si è detto l’uomo di Certaldo quel giorno allo specchio. Come sempre, aveva dato tutto quello che aveva. Non aveva più un centesimo da spendere per il suo Napoli e per la sua gente. Svuotato nel fisico e nella mente. […] Le notti in bianco a Castel Volturno, la cura ossessiva dei dettagli, i silenzi del presidente: tutto congiurava per attivare il tratto latente dell’uomo Spalletti, la maniacalità. Tutto questo lo ha consumato. E lui si è fatto consumare. Starà fermo un anno. Dentro i suoi stivali, con la figlia Matilde da conoscere meglio, refrattario a qualunque tuta che non sia quella grigia del Napoli”.