“Napoli è la mia vita” Sophia Loren racconta la sua città e gli esordi nel cinema. Da Carlo Ponti a Vittorio De Sica.
Sofia Villani Scicolone nacque a Roma nella Clinica Regina 20 settembre del 1934.
Il padre (figlio del marchese agrigentino Scicolone Murillo) riconobbe la paternità della bambina, che chiamò con il nome di sua madre, Sofia, di origine veneta; tuttavia, rifiutò sempre di sposare la madre.
Per le conseguenti ristrettezze economiche si trasferì con la piccola Sofia da Roma a Pozzuoli, presso la sua famiglia dove Sofia trascorse l’infanzia e i primi anni dell’adolescenza, durante la seconda guerra mondiale, in condizioni economiche precarie.
Nel 1951, incontrò il produttore Carlo Ponti che la notò a un concorso di bellezza, dove lei era ospite, e il giorno dopo la ricevette nel suo studio per un colloquio e, rimasto colpito dalle sue potenzialità e le offrì un contratto di sette anni.
Iniziò in questo periodo a usare nomi d’arte facendosi prima chiamare Sofia Lazzaro e poi Sophia Loren, così da presentarsi in modo più “internazionale” su suggerimento del produttore Goffredo Lombardo che si ispirò a quello dell’attrice svedese Märta Torén.
A 84 anni, Sophia Loren, ha mantenuto una bellezza fiera; ogni tanto parla in lingua napoletana e fa un gran sorriso.
In questi giorni Sophia gira a Bari, diretta dal figlio Edoardo, La vita davanti a sé dal romanzo di Romain Gary, storia di un’anziana ebrea deportata a Auschwitz che accudisce Momò, figlio di una prostituta. Ecco le sue parole al quotidiano la Repubblica
SOPHIA LOREN E NAPOLI
Tre anni fa, per la cittadinanza onoraria a Napoli, la città si è paralizzata:
«Uh, non mi ci faccia pensare, ma era bello vero? Mi volevano abbracciare e anch’io li avrei voluti stringere. Capirà, Napoli è la mia vita».
Ha interpretato donne indimenticabili: Cesira nella “Ciociara”, Filumena Marturano in “Matrimonio all’italiana”, Antonietta di “Una giornata particolare”. Madame Rosa farà parte di questa galleria: ama le guerriere?
«Tanto. Questa è una donna forte, che si occupa dei figli degli altri, sa dare amore più di una madre. Lavoriamo con tanta dedizione per restituire la forza e la dolcezza».
SOPHIA E IL MAMBO CON DE SICA
«Devo ringraziare mio marito e De Sica. Ho cominciato dal niente. Mia madre era una povera signora, ci morivamo di fame e siamo andate a Roma. Senza persone che credono in te non vai da nessuna parte. Incontrai Carlo Ponti, il mio futuro marito, e mi fece conoscere Vittorio De Sica. Lo porto nel cuore. Doveva fare L’oro di Napoli, stavamo nell’ufficio di De Laurentiis, non osavo dire una battuta.
Capii che gli ero piaciuta dal modo in cui mi parlava: “Siccome parto per Napoli ti faccio un provino subito, se va bene puoi fare la pizzaiola”. Mi misi a piangere. “Domani vieni sul set”. Così fu. De sica era adorabile, un uomo di cuore. Unico. Ha creduto in me».
Con De Sica ha girato “La ciociara”, con cui ha vinto l’Oscar, “Matrimonio all’italiana”. Il mambo in “Pane amore e…” di Dino Risi è entrato nella storia del cinema. Quanto vi siete divertiti? (ride)
«Che mi fa ricordare. Quanto mi piaceva ballare il mambo, però De Sica non era capace. La mia carriera è ancora un sogno, ho imparato dal niente. La vita mi ha insegnato tutto, mi è bastato portarla sullo schermo piano piano. Gli attori vanno nelle scuole ma io tutti i sentimenti li portavo dentro di me. Non potevo sbagliare»