Il portiere azzurro Elia Caprile è intervenuto a Radio Crc parlando del successo del Napoli e delle sue vecchie esperienze.
Elia Caprile, portiere del Napoli, ha condiviso le sue riflessioni in un’intervista a Radio Crc, toccando temi importanti che hanno riguardato la squadra, la sua carriera e i suoi modelli di riferimento. Il giovane estremo difensore, reduce da prestazioni brillanti, ha espresso soddisfazione per il momento positivo che vive il club partenopeo.
Un Napoli compatto
Caprile ha sottolineato l’importanza della coesione di squadra:
“Pochi gol subiti dal Napoli? Il fatto di aver subito pochi tiri significa che siamo compatti, ma non dipende solo dal portiere o dalla difesa, ma da tutta la squadra. Tutti noi ci muoviamo bene ed il mister ci spinge ad essere compatti, forse è questo il segreto. Buongiorno in allenamento? Fa le stesse cose come in partita, è un fenomeno e tutti i giorni lo dimostra dentro e fuori dal campo: è un grande lavoratore e merita tutto ciò che sta ottenendo. Il salto in una squadra che subisce pochi tiri è particolare e difficile, io cerco di stare sempre concentrato e vedo di dare sempre una mano ai compagni: la parte più difficile è il fatto che mentalmente sai di ricevere pochi tiri ma devi essere pronto”.
Il ruolo del portiere, Meret e i vari modelli
Caprile ha anche discusso l’evoluzione del ruolo del portiere, che ora richiede competenze nel gioco con i piedi e nella gestione della posizione in campo:
“Come sta cambiando il ruolo del portiere? Ormai il gioco dal basso, stare più alti in campo, uscire dall’area: tutte componenti che fanno parte del ruolo, ma sono cose su cui si lavora tutti i giorni per farle al meglio quando vieni chiamato in campo”.
“Sorrentino mio modello di riferimento? Stefano è stato il primo big con cui mi sono allenato, avevo 17 anni e ho avuto questa fortuna: ho capito cosa significa allenarsi in Serie A, avere la cattiveria giusta. Ho cambiato il mio modo di allenarmi. Come idolo tra gli italiani dico Buffon, poi ce ne sono più nuovi a cui mi ispiro così come nel passato. Cosa ne penso dell’Empoli con Vasquez? Sono contento per la stagione che sta facendo, mi dicono sia un ragazzo top e gli auguro di fare bene, magari con noi un po’ meno, ma da Empoli me ne hanno parlato tutti bene”.
Riguardo al compagno di squadra Alex Meret, Caprile ha dichiarato:
“Il mio rapporto con Meret? Una dote da rubare? Ho la fortuna di potermi allenare con lui tutti i giorni e lo vedo in campo, non c’è una dote singola ma con gli occhi cerco di catturare qualsiasi cosa. La classifica sicuramente ci dà consapevolezza ma la stagione è lunga, il campionato non finisce oggi e non ci facciamo prendere dall’entusiasmo: sappiamo di dover lavorare tanto, poi a maggio vedremo”.
L’esperienza in Inghilterra e il senso di appartenenza a Napoli
Caprile ha anche parlato del suo passato al Leeds, evidenziando come quell’esperienza lo abbia formato sia a livello sportivo che personale.
“L’esperienza al Leeds in Inghilterra cosa mi ha lasciato? Mi ha formato a livello sportivo e personale, una nazione nuova imparando la lingua e passando la pandemia da solo, tutto questo mi ha aiutato. Ogni allenatore mi ha lasciato qualcosa, mi ha migliorato a livello tecnico e personale”.
Concludendo, il portiere ha condiviso il suo amore per Napoli, sottolineando che la sua esperienza nella città lo ha reso “più napoletano”, soprattutto per la passione culinaria che lo unisce alla cultura locale.
“Il senso d’appartenenza della città di Napoli? Il fatto che sia venuto in città da piccolo mi ha aiutato a capire subito quali siano i pregi e i difetti: io a Napoli sto benissimo, la cosa che mi rende più napoletano è il fatto che mi piace mangiare. Il mister magari non sarà contento, però a Napoli si mangia bene!”, ha concluso il portiere in maniera sorridente.