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La punizione di Maradona a Tacconi, il 3 novembre 1985 Napoli-Juventus 1-0, Diego siglava il calcio da fermo più bella di sempre.
Tacconi conosce Maradona. Il 3 novembre 1985, durante Napoli-Juve va in scena la punizione più bella di sempre. Una punizione indiretta nell’area juventina trasformata in oro da Maradona: tocco di Pecci e colpetto d’interno sinistro del Pibe (sotto) per un’incredibile traiettoria. Beffati la barriera bianconera e il portiere Tacconi.
Le aveva vinte tutte, scrive Roberto Beccantini, Madama: otto su otto. Pioveva, al San Paolo, e arbitrava Redini di Pisa. L’ordalia si ridusse ben presto a un groviglio di agguati, di trappole, nel solco del più italianista dei catechismi. Ottavio Bianchi da una parte, il Trap dall’altra. In mezzo, Diego Armando Maradona e Michel Platini. Le espulsioni di Sergio Brio e Salvatore Bagni fecero da scorte, rumorose, a una carovana prigioniera del fango, dei calcoli. Fino a quando, al minuto 72, Redini non fischiò una punizione indiretta nell’area bianconera.
La posizione era defilata; la barriera, cospicua; e, in epoca pre-spray, la distanza non esattamente protocollare. Sulla palla, Eraldo Pecci e Maradona. Di solito ne escono mischie sorde e grigie, carambole da quiz.
Il destino, che quando ha voglia cura persino i dettagli, convogliò in barriera anche Michel. Un segno. Pecci la toccò a Diego. Qualcuno dal muro uscì. Diego non aveva alternative, se non una: trasformare un sentiero in autostrada (Vujadin Boskov). Fuor di metafora, prendere una parabola normale e decorarla con qualcosa di infinitamente perfido o perfidamente infinito. Lo fece. Con un colpetto d’interno sinistro, un po’ sotto e un po’ alieno, si aprì un angolo impensabile e calibrò una traiettoria che sorvolò quei petti confusi e uno Stefano Tacconi al quale non bastarono i riflessi, il mestiere e la classe per arrivare in tempo all’appuntamento con il prodigio.
Se il secondo gol agli inglesi rimane il più bello in movimento mai scolpito da Maradona, questo alla Juventus riassume e incarna, il più bello da fermo. Capace, con tutto il rispetto per le lavagne, di innalzare il talento sul bordo dell’impossibile.
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