L’ordine dei giornalisti della Campania scrive a Salvini: “riscattiamo il sud, qui non siamo degli sfaticati o perditempo…”
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riceviamo e pubblichiamo la lettera che l‘ordine dei giornalisti della Campania ha scritto al ministro Salvini:
Sig.r Ministro, sono Francesco Terrone, un ingegnere ma prima di tutto un lavoratore come tanta altra gente!
Mi alzo la mattina di buon’ora e lavoro per 15 ore tentando di creare condizioni di benefici non solo per me e la mia famiglia, ma anche per i miei collaboratori e dipendenti.
Sono un poeta: la poesia mi ribolle nel cuore come un magma fino a considerarla la mia ragione di vita e con i miei versi cerco di accarezzare il cuore della gente, di tutti quelli che sono più affranti dalla vita: bambini, anziani, poveri, donne e uomini abbandonati alla miseria.
Sig.r Ministro,
non sono un politico di appartenenza; non sono né di destra, né di sinistra, né mi sento piantato al centro! Sono un uomo che ama la politica nel suo senso più originale: arte che riguarda la polis, tecnica che attiene alla città, alla società. Ho delle idee e cerco di condividerle con gli altri.
Da anni cerco di riscattare il mio Sud, la gente della mia terra e lo faccio con fatica ma determinazione perché non ho mai permesso e non consentirò mai che i miei conterranei possano essere considerati degli sfaticati o perditempo; la gente del Sud getta il sangue, ma ancora oggi non viene apprezzata!
Sig.r Ministro,
circa trent’anni fa ho subito una grave discriminazione da parte di un certo tipo di Nord, da parte di alcuni brianzoli senza dignità e rispetto verso il prossimo, fomentatori di odio e rabbia, distruttori di quei valori cristiani di cui la nostra cultura dovrebbe essere intessuta, di cui la nostra pelle dovrebbe essere imbevuta.
E invece no! Un certo professore Miglio già allora cominciava a far serpeggiare quell’ideologia fatta propria e accentuata da Bossi che ha usato la bandiera italiana come strumento non di rispetto e dignità per la nostra amata Italia, ma come elemento per issare in alto principi e valori che speravo non potessero mai entrare a far parte del bagaglio sociale, culturale, valoriale di noi popolo italiano. E pensai bene di sottolineargli che la bandiera italiana in mani sue non doveva essere considerata un lurido gioco.
La bandiera è la nostra identità e le 501 rose verdi, bianche e rosse che gli inviai, vollero essere un fine omaggio per gridargli il mio far parte dell’intera Italia, la mia appartenenza non in maniera chiusa e semplicemente patriottica, ma sempre con una apertura non solo verso tutti i cittadini italiani ma con uno spiraglio anche oltre i confini territoriali; gli volevo comunicare che le differenze, soprattutto all’interno di una nazione, non sono una ricchezza ma una inutile chiusura. Oltretutto già sapere che l’Italia è circondata per la gran parte dal mare, induce a pensare inevitabilmente ad un paese capace di grandi slanci, di importanti incontri, di un continuo approssimarsi di popoli e culture sempre dialoganti.
Sig.r Ministro,
il verde originale con cui da sempre si è colorato il suo partito, imbavagliato in colletti bianchi stretti da cravatte verdi, vorrebbe dare l’impressione che, negli ultimi tempi, abbia cambiato la sua natura, la sua primitiva originalità. Niente affatto: la Lega è sempre la stessa!
Sig.r Ministro,
non amo ingerenze da parte di prepotenti nazioni che vorrebbero padroneggiare nella nostra amata Italia ma non ho mai temuto la possibilità di aprire dialoghi anche con chi avrebbe la pretesa di voler entrare in Italia e fare i proprio comodi. La pluralità appartiene ad ogni essere dotato di intelligenza e solo dalla capacità di aprirsi al confronto è possibile crescere, capire, arricchirsi. Ed ecco perché, nel mio piccolo, sto lavorando ad un progetto di dialogo interreligioso e lo sto facendo tramite una nobile arte: la poesia. Sono autore di Meditationes De Jesu Christi Passione A.D. MMXII-Via Crucis, le mie riflessioni sulla passione di Gesù Cristo la cui lettura sta avvicinando tutti, tutte le diverse religioni per capire quali sono le differenze che ci appartengono e, soprattutto, cosa ci rende uguali.
Io sono vicino a tutti: a chi è ricco, a chi è povero, a chi soffre, a chi si dispera per vivere, a chi con la forza si arrampica alla vita; il mio cuore è sempre aperto anche verso chi, disperato, lascia la propria terra e spera di poter navigare in alto mare per giorni, mesi con la speranza sempre viva di poter approdare ad una costa che lo accolga. Soccorrere in mare, ricevere chi viene portato dal mare, è un dovere morale perché l’unica razza che io conosco è quella umana
. Siamo un popolo di cristiani che ha dimenticato l’essenza della cristianità; siamo un popolo di cristiani che non ricorda più i valori di cui il Vangelo è impregnato; siamo un popolo di cristiani che in silenzio sta andando verso un baratro irreversibile; neppure alcuni autorevoli uomini di Chiesa sanno più cosa significa aprire il proprio cuore e la propria terra all’altro perdendosi dietro elucubrazioni teologiche. Siamo uomini capaci di coccolare e curare all’ennesima potenza gli animali fino ad umanizzarli, nutrendoli anche con cibi prodotti da chef pluristellati, ma paradossalmente siamo uomini incapaci di porgere la propria mano e donare aiuto all’essere umano che veramente ha bisogno.
Sig. Ministro,
non perda un solo istante. Accanto al tempo impiegato per ideare ed organizzare politiche di assistenza e di sviluppo per l’Italia e gli italiani, si crei la possibilità e lo spinga la voglia di andare ad abbracciare quegli uomini anche dalla pelle nera ma col sangue sempre rosso. Potrebbero essere una ricchezza per il nostro paese che, pur possedendo bellezze, capacità creativa, comunicativa, di reazione, di saper usare belle parole di comodo, ha la pecca di non avere alcuna risorsa naturale che possa creare sviluppo industriale ed economico.
L’Africa, al contrario, pur essendo oggi un paese divorato dalle multinazionali e dai grandi padroni (anche paesi europei) che si arricchiscono sulla debolezza degli altri stati, potrebbe avere tutte le potenzialità di espansione perché è il loro territorio ad essere giacimento di risorse naturali (petrolio, oro, diamanti, carbone). Pertanto ritengo che il futuro del mondo, e questo già lo hanno capito i cinesi, sia l’Africa!
Sig.r Ministro,
lei che è il Ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio dia l’esempio; convinca il presidente Conte ad organizzare politiche di accoglienza, condivise dal resto d’Europa, per riuscire a far sì che questo prezioso dono che giunge dal mare possa diventare un patrimonio che possa fruttare, da cui far nascere possibilità di crescita, di costruire ponti e non barriere per evitare che, domani, gli stessi africani possano chiuderci la porta in faccia nel caso avessimo bisogno.
Sig.r Ministro,
il Mediterraneo non ha bisogno di poliziotti, ma di mediatori, di chi sa costruire e non distruggere. Ci è necessaria non la propaganda politica, ma una politica di tolleranza, collaborazione, di strategie economiche e sociali.
Sig.r Ministro,
io sono un cittadino, mi presto alla filosofia ma uso i numeri per lavorare mantenendo certa la necessità di far quadrare i conti e sono sicuro che con i giusti calcoli e le adeguate analisi si trovi sempre la migliore soluzione.
Sig.r ministro,
spero che le mie parole possano raggiungere la sua sensibilità quanto meno per sperare di far nascere in lei la volontà di fermarsi e cominciare a riflettere.
Francesco Terrone Ordine dei giornalisti della Campania