Lavori stadio San Paolo, il comune chiude al Napoli. ADL: “è una trappola”

Lavori stadio San Paolo, il comune chiude al Napoli il sospetto di un asse politico tra il patron e De Luca: «Adesso devono pagare il dovuto». L’irritazione del club: una trappola.

IL COMUNE CHIUDE AL NAPOLI

NAPOLI Nessuna fattura emessa dal Comune di Napoli, scrive il Mattino, nessun bonifico da parte del Calcio Napoli: si resta in sospeso. Con toni ancora molto accesi ma con i pontieri che sono al lavoro. La società azzurra si limita a esprimere una certa irritazione sulla mancanza di trasporti pubblici nella notte dopo Napoli-Milan. L’assessore allo Sport Ciro Borriello minaccia di chiedere il pagamento del fitto dello stadio come servizio a domanda individuale con il 10% degli incassi dal 2016.

ASSE POLITICO

A Palazzo San Giacomo l’hanno ribattezzata la «guerra dei De». Con due squadre in campo: la prima capeggiata da De Magistris, la seconda dal duo De Laurentiis-De Luca. Sì, perché dopo il comunicato a cronache unificate del patron del Napoli in cui incensava la Regione Campania e sbeffeggiava il Comune di Napoli, dalle parti di piazza Municipio non hanno più dubbi: tra i due De (Aurelio e Vincenzo) c’è un asse politico contro De Magistris. In quel di Castel Volturno, invece, ormai si ha più la sensazione che la giunta Dema stia scientificamente innescando delle mine sul percorso della società.



LA TRAPPOLA

La prima trappola? Il trasporto pubblico, scrive il CDM, anzi l’assenza nel dopo partita Napoli-Milan. Chi avrebbe dovuto richiedere uno sforzo straordinario a Eav? E soprattutto pagarlo? Per l’assessore Ciro Borriello sarebbe spettato al Calcio Napoli. Per il club, che in passato ha effettivamente pagato gli straordinari per le corse serali, in assenza di uno straccio di delibera e convenzione appare alquanto bislacca la sortita. «È una trappola», dice un beninformato. L’irritazione è palese. Quando la mediazione fallisce il rischio carte bollate è sempre dietro l’angolo. E la guerra dei De sta finendo malissimo. Anche perché sul Comune pende sempre la mannaia della Corte dei conti e dunque tenterà di tutelarsi. La chiusura è netta da entrambe le parti (almeno per ora). Sgambati come il sindaco ha scelto la curva (lui la A) e anche lui la butta sull’orgoglio azzurro: «Non si può essere continuamente offesi, essere chiamati gentaglia, o dire che il nostro stadio è un cesso. Le persone poi ricordano che questo stadio gli ha fatto guadagnare miliardi. Non si può lucrare a vita sulla passione dei napoletani». Non finisce qui la diatriba. Da cui il mister Carlo Ancelotti si tiene alla larga, anzi al largo di Capri. Oggi si ricomincia.

STADIO SAN PAOLO: LA VICENDA

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