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Calcio Napoli

La pericolosa involuzione di Di Lorenzo, tra errori gravi e stanchezza

Certezze che vacillano, ruoli da ridisegnare, un calendario aspro: il Napoli campione in carica è entrato in una fase di turbolenza tecnica ed emotiva. In questo quadro Giovanni Di Lorenzo, capitano e riferimento dello spogliatoio, sta vivendo uno dei momenti più critici da quando è a Napoli. È paradossale: resta imprescindibile per Antonio Conte, ma le sue prestazioni sono finite sotto la lente, tra cali di brillantezza, qualche errore pesante e l’impossibilità di rifiatare. La fotografia numerica lo conferma: Di Lorenzo rientra tra gli “stakanovisti” del campionato, uno di quelli che non ha saltato un minuto nelle prime undici giornate della Serie A 2025/26.

Il contesto collettivo del Napoli

L’inizio di stagione del Napoli ha alternato picchi e scivoloni; la squadra ha già accumulato un numero di sconfitte in campionato e coppe superiore alle attese per un gruppo che pochi mesi fa si è messo lo scudetto sul petto. Nel bilancio di inizio novembre, diverse analisi hanno parlato di una squadra “spenta, incapace di reagire” nella debacle di Bologna. Sul fronte europeo, poi, la fase a gironi di Champions è stata tormentata: dopo 4 giornate sono arrivati solo 4 punti e un pesantissimo 6-2 a Eindhoven contro il PSV, ennesimo capitolo del rapporto tormentato tra Conte e le coppe

La catena di destra è diventata un problema

In questo quadro, la catena di destra—tradizionale garanzia dell’ultimo Napoli “scudettato”—ha perso fluidità e sicurezza. Analisi di settore hanno evidenziato come la fascia con Di Lorenzo e Politano sia andata spesso in sofferenza, con errori difensivi e minor produzione sul lato palla. Anche la percezione intorno al capitano è cambiata: più di una testata locale ha messo in discussione il suo rendimento, chiedendosi perché continui a giocare sempre nonostante segnali evidenti di stanchezza. Lo stesso Di Lorenzo, dopo il k.o. di Bologna, ha ammesso che alla squadra stia mancando “brillantezza nell’ultimo terzo di campo”, promettendo lavoro e analisi con lo staff per rialzare la qualità dell’ultimo passaggio.

Sa che deve giocare sempre

Perché non riposa? Qui entrano in gioco le scelte (e le alternative) di Conte. Pasquale Mazzocchi, il suo vice naturale, ad oggi non è stato praticamente impiegato. Non un dettaglio: senza rotazioni nel ruolo, il capitano è costretto agli straordinari.
Sul lato opposto, Leonardo Spinazzola è stato spesso preferito a sinistra (o, in alcuni snodi, alzato addirittura nel tridente), soluzione che ha dato al Napoli ampiezza e strappi ma che al tempo stesso ha irrigidito le opzioni di turnover a destra. A inizio stagione si parlava già di Spinazzola alto nel tridente, più avanti si è vista anche la scelta di Conte di alzarlo a esterno offensivo con Olivera o Gutierrez terzini. Segnali coerenti con l’idea di tenere Di Lorenzo “sempre dentro” come cardine posizionale.

Il lato debole e il cortocircuito emotivo

La sovraesposizione del capitano si è vista soprattutto in transizione negativa, dove Di Lorenzo ha dovuto coprire campi larghi e corse all’indietro dopo palle perse in zone pericolose: in diverse partite, gli avversari hanno battuto quel corridoio con costanza, alimentando la narrativa del “lato debole” e incrinando un’autostima che per anni è stata la sua forza. La rassegna dei gol subiti in autunno pubblicata da un portale specializzato — con la squadra colpita in serie e qualche rete “imbarazzante” — rende il contesto della frenesia difensiva in cui anche gli errori individuali diventano più visibili.

Le parole di Conte e la prospettiva scudetto

Eppure, nonostante la crisi di identità e risultati, il Napoli resta (almeno nelle intenzioni e potenzialità) una squadra da lotta Scudetto. La memoria corta non aiuta: meno di sei mesi fa, il Napoli ha chiuso davanti a tutti in Serie A, laureandosi campione contro il Cagliari. È la prova che l’ossatura e la cultura del lavoro, se riattivate, possono riportare la squadra in quota anche dopo un periodo di smarrimento. Le recenti parole di Conte nel post Bologna, però, fanno aleggiare pesanti ombre su una quadratura del cerchio che sembra ancora lontana dall’essere ritrovata.

In questo quadro, non stupisce che si continui a incrociare l’idea di un Napoli competitivo, come accade nelle quote per le scommesse sportive Marathonbet, Unibet o 888sport, citati come esempi di ambienti che raccolgono numeri, tendenze e valutazioni che vengono riportate dalla stampa sportiva. Senza che ciò implichi in alcun modo un invito a giocare: è un pezzo del contesto, non una finalità dell’articolo.

Come si esce dalla crisi

Cosa può cambiare, dunque, per invertire la tendenza di Di Lorenzo? Tre leve appaiono decisive.
La prima è gestionale: qualche rotazione mirata (magari ripensando gerarchie e fiducia nelle riserve) alleggerirebbe il capitano in settimane ad alto carico, evitando che la fatica si traduca in quel “mezzo secondo” di ritardo che a certi livelli è fatale.

La seconda è strutturale: nelle partite in cui Spinazzola è alzato alto, può servire un mediano più “protettivo” sul corridoio di destra o una scalata più codificata del centrale in uscita, così da non lasciare Di Lorenzo in uno contro uno a campo aperto.
La terza è mentale: talvolta basta una gara “buona” per ribaltare la narrazione — ma quella gara va costruita con scelte di rischio più misurate e compiti chiari nella fase di non possesso.
Conte ha costruito carriere e stagioni proprio partendo da certezze difensive e principi chiari: se ritroverà la solidità di reparto, il capitano potrà tornare a fare ciò che sa meglio, guidare senza affanno. E il Napoli, ridando smalto al suo leader silenzioso, potrà riagganciare la rotta che lo ha portato — molto di recente — in cima alla Serie A

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redazione