Enrico Fedele: “Perchè non vado al Napoli? non voglio soldi, cerco una cosa soltanto. Su Demme e Giuntoli…”

Enrico Fedele  parla del Napoli e del perché non accetterebbe il ruolo di ds degli azzurri.

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Enrico Fedele ai microfoni di Radio Marte ha espresso alcune considerazioni sul Napoli:

Il tifoso pensa al risultato: un momento prima si lamenta perché non vince e perché la squadra gli sembra ‘lunga’, ma un momento dopo si scorda tutto appena si segna. Se fai il dirigente dopo tanti anni, è come andare dal medico: il medico ti fa una visita generale e poi ti manda dallo specialista, perché nelle varie attività bisogna essere specializzati e liberi di esprimersi su ciò che ci compete. Serve un management più deliberativo e meno consultivo, nel Napoli.

Perché al Napoli non vado io, che ho vinto tanti scudetti e tante Champions, a fare il direttore? Non ho vinto niente di tutto questo, ma altre coppe sì. Io, però, non vado dietro a certe cose. Non cerco denaro, cerco libertà ed autonomia: se non me la danno, resto a casa mia”.

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Su Demme e Giuntoli Fedele ha le idee chiare.

“Un direttore è come un medico, deve saper leggere i segnali. Quali? La forma fisica e mentale, ed anche l’utilità. Chi consiglierei come direttore sportivo? Non conosco Cristiano Giuntoli e non posso giudicare. Sono contro le rivoluzioni, anche se il direttore sportivo un dirigente è legato ai risultati e questi sono venuti meno. Giuntoli lo metterei alla prova, ma dandogli una capacità liberativa che finora gli è mancata. Diego Demme è stato un suo grande colpo? E per fare cosa lo ha preso?! E perché non lo ha preso prima?! Non punterei sempre il dito verso l’allenatore, nelle scelte di mercato. Il tecnico non è il proprietario del club, può solo dare indicazioni”.

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