L’ex giocatore Angelo Di Livio, in un’intervista a Tuttosport si è soffermato sulla storia e al presente della Juventus e su Allegri.
L’ex centrocampista della Juventus, Angelo Di Livio, è intervenuto in un’intervista a Tuttosport soffermandosi su diverse tematiche relative al passato e al presente del club bianconero, toccando anche i temi ‘scottanti’ come Calciopoli, il malcontento dei tifosi e le critiche ad Allegri. Di Livio ha dato il via alla sua intervista partendo dall’importanza di giocare per la Juventus, descrivendola come una grande responsabilità e un grande orgoglio. Ha ricordato come Giampiero Boniperti inculcasse il concetto che arrivare secondi significava perdere, un messaggio che caricava di responsabilità i giocatori.
“La Juve è grande responsabilità e grande orgoglio: queste sono le due parole che voglio mettere dentro al grande calderone bianconero. Grande responsabilità perché vesti una maglia importante: se non dai tutto quello che devi dare ti mandano via. Grande orgoglio perché sei altamente competitivo e giochi sempre per vincere. E’ molto semplice, il concetto di Juventus te lo inculcava Boniperti: “se arriviamo secondi abbiamo perso” era il benvenuto che dava a tutti i nuovi arrivi in casa bianconera. E poi lo ripeteva a tutti pressoché ogni giorno… Immaginatevi la responsabilità che sentivi, però erano parole che ti caricavano tantissimo”.
Secondo l’ex giocatore, solo il Milan di Berlusconi poteva competere con la Juventus in termini di qualità, ma rimaneva un gradino al di sotto.
“Quando ero alla Juventus tutto era magico, tutto brillava d’oro: la maglia che indossavi, l’ambiente, l’organizzazione, il gruppo, straordinario, guidato prima da Trapattoni e poi da Lippi. Senza dimenticare i tifosi: in ogni luogo dove tu andassi trovavi sempre tifosi del posto che ti seguivano. L’insieme di tutte queste cose creava un mondo particolare e unico. A livello invece di qualità, ai miei tempi soltanto il Milan di Berlusconi si avvicinava alla nostra Juve: ci somigliava un po’ perché era vincente, ma era ancora un gradino al di sotto”.
Moggi, Calciopoli e il (non) gioco di Massimiliano Allegri: il pensiero di Di Livio
Riguardo ai dirigenti, Di Livio ha espresso il suo apprezzamento per Luciano Moggi e la triade composta anche da Giraudo e Bettega, toccando anche il tasto ‘dolente’ di Calciopoli.
“Il dirigente più juventino? Per me rimane Moggi, è stato il dirigente che incarnava la cattiveria agonistica della Juve. E con lui tutta la triade, Giraudo e Bettega: sono stati formidabili per competenza, professionalità, unione, erano perfettamente amalgamati come dirigenti. Davano un segnale forte alla squadra. Mi spiace per Calciopoli: hanno voluto colpire Moggi per fare tacere tutti, il sistema era sbagliato, ma Moggi non era certo l’unico a farlo e tutti lo sapevano”.
L’ex centrocampista ha poi parlato del malcontento dei tifosi e delle critiche rivolte a Massimiliano Allegri.
“I tifosi? Sono dei buongustai perché nella loro storia hanno sempre vinto. Dopo i 9 scudetti consecutivi, adesso fanno polemiche perché arrivano da queste due ultime stagioni senza titoli. C’è da capirli perché sono abituati bene”.
“Chiunque avesse guidato quest’anno la Juve non avrebbe potuto fare meglio. Bisogna però distinguere tra l’aspetto psicologico e quello del gioco. Sul primo Allegri è stato bravissimo perché ha saputo tenere unito il gruppo, compito assai complicato tra penalizzazioni, sentenze, punti tolti, ridati e ritolti. Per quanto riguarda il gioco, anche Allegri deve capire che bisogna fare un calcio diverso. Mi auguro la prossima stagione di vedere una squadra rinnovata nel gioco: la Juve deve andare in campo ad azzannare gli avversari, non può aspettare che gli altri facciano la partita e poi puntare sulle ripartenze, questo è un gioco da provinciale“.