Bando diritti tv, De Laurentiis: “La più grande st***zata. Superlega? Dissi ad Agnelli…

Sul bando dei diritti tv, Aurelio De Laurentiis ritiene che sia la più grande st***zata e poi sulla Superlega disse ad Agnelli il suo parere

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, è intervenuto a Radio 24, poco dopo la notizia della sua assoluzione per le fatture false per operazioni inesistenti: “Un abbraccio a tutti voi, state parlando sempre più spesso di noi e la vostra trasmissione molto competente. Pardo però è il nemico della qualità perché se non sbaglio lavora per la televisione che manda in onda in ritardo e in qualità scarsissima le partite del campionato italiano. Noi siamo tutti responsabili dell’allontanamento dei giovani dal calcio. Innanzitutto il calcio non si è mai rinnovato”.

Aurelio De Laurentiis ha poi proseguito: Le cose stanno cambiando, ma non si accelera mai completamente. Se i signori della NBA fanno milioni di incassi un motivo ci sarà. Noi stiamo ancora alla Champions, alla Europa League e alla Conference, ma a chi interessa spendere dei conti per portare la propria squadra a giocare in Conference?”.

De Laurentiis rivela che disse ad Agnelli di non essere d’accordo con la Superlega

Il suo giudizio è duro riguardo al prossimo bando dei diritti tv della Serie A: “Questo bando è la più grossa st***zata del mondo, come tutti i bandi. Nessuno ha mai avuto il coraggio di dire come si è permessa la Melandri di diminuire la produttività del calcio e limitare le nostre possibilità di gestione dell’impresa. Non ci deve essere nessuna legge che mi limita, è anticostituzionale. La Melandri ha creato dei grossi problemi prima al cinema e poi al calcio”.

Infine De Laurentiis chiude sulla Superlega: “Dissi ad Agnelli che non andava bene perché lui la voleva fare per una élite. Mettiamo i soldi sul tavolo e facciamo un torneo in cui le prime sei di un campionato importante e la prima di uno minore giocano contro tutti, gare secche. In questo modo si può creare una competizione che possa piacere a tutti e portare soldi. Nell’86 eravamo 16 in Serie A, oggi siamo 20. Qualcuno dei miei colleghi pensa che se diminuissimo il numero delle sudare prenderemmo meno soldi, ma è una st***zata perché alcune partite non interessano”.

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