D’Amico: “Tudor ha fatto un ottimo lavoro a Verona, ma Napoli è un’altra cosa”

Andrea D’Amico, intermediario nell’affare Osimhen, si è soffermato sul profilo di Tudor come prossimo allenatore del Napoli.

Nella trasmissione “Si Gonfia la Rete” di Radio Crc, l’ex agente di Fagioli e intermediario nell’affare Osimhen per il Napoli, Andrea D’Amico, ha espresso il suo parere sul possibile nuovo allenatore del Napoli, Tudor, e ha affrontato il delicato tema delle scommesse nel calcio.

Secondo D’Amico, Tudor ha ottenuto buoni risultati a Verona, ma Napoli è un contesto diverso. L’efficacia di un allenatore dipende da molteplici fattori come personalità, psicologia, tecnica, tattica e staff. Ogni situazione richiede un approccio specifico, e nel calcio moderno, dove tutto si muove velocemente, è fondamentale trovare l’equilibrio giusto tra questi elementi.

Tudor ha fatto un ottimo lavoro a Verona, ma Napoli è un’altra cosa. Se pensiamo alla realtà Napoli, alla squadra, è difficile dire se Tudor possa fare bene o meno. Un allenatore giusto è fatto di tante componenti: personalità, psicologia, tecnica, tattica, staff, è un incastro composito e non lo dico perché voglio fare il diplomatico. Ogni contesto ha bisogno della persona giusta, ogni giocatore ha bisogno della motivazione adeguata. Nel calcio si dimentica tutto in fretta e mentre prima i successi restavano suggellati più a lungo anche nella mente dei tifosi, adesso il mondo va velocissimo. Se fosse arrivato Conte, Garcia non sarebbe stato più l’allenatore del Napoli. Il Napoli è una squadra, fatta di uomini, atletica, condizione fisica, mentale, di motivazioni, di alchimia del gruppo per cui ogni anno è diverso, pur se il gruppo resta uguale. E poi, cambiano anche le altre squadre a livello di organico e di variabili. E infine, c’è da considerare anche che il calcio è uno sport fatto di episodi e a volte va bene e altre va male”.

Scandalo calcio scommesse e caso Fagioli, il pensiero di D’Amico

D’Amico ha anche toccato l’argomento delle scommesse nel calcio, sottolineando che se i giocatori violano le regole, devono affrontare le conseguenze. Tuttavia, ha anche sollevato l’importante problema della ludopatia, sottolineando come i giovani siano particolarmente vulnerabili a causa delle pressioni sociali e delle sollecitazioni a scommettere. Ha evidenziato come il mondo delle scommesse sia diventato più invadente di quello delle sigarette, creando dipendenze che colpiscono persone di tutte le età, compresi gli atleti e i pensionati.

“Caso scommesse? Ero l’agente di Fagioli, ho un ottimo rapporto con la famiglia, abbiamo avuto visioni diverse in alcune situazioni, ma ho un buon rapporto sia con la madre che con il padre del ragazzo. Ho sentito il papà, mi ha detto che era un’affermazione generica e non si riferiva al figlio, né alla nostra gestione poichè lo abbiamo seguito. Abbiamo informato i nostri giocatori sui regolamenti, ci siamo sempre relazionati con le famiglie. Non avevo idea che la situazione fosse questa, ma faccio un’altra considerazione: se hanno infranto dei regolamenti devono rispondere proprio per il rispetto dei regolamenti stessi. Il secondo discorso che voglio fare però è che qui ci sono ragazzi giovani, che vengono bombardati da sollecitazioni sociali, comunicazioni, sul fatto di scommettere. Il mondo delle scommesse è più invasivo di quello che era il mondo delle sigarette. Lo stato guadagna dalle entrate delle scommesse, dal gioco d’azzardo, ma è un problema perché crea delle dipendenze. Se riconosciamo la ludopatia come una dipendenza, questa colpisce tutti dal pensionato al calciatore. Un conto è scommettere sul calcio e un altro è alterare il risultato delle partite“.

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