Gian Piero Gasperini ne è sicuro: “Tutta l’Italia farà il tifo per noi nella partita con il Psg”, ma ci chiediamo perché dovremmo farlo?
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Al tecnico dell’Atalnata Gian Piero Gasperini forse non gli fregherà minimamente, ma almeno vorremmo dirgli perché da Napoli nessuno o quasi farà il tifo per la sua squadra che gioca in Champions League con il Psg. Non è un fatto di essere italiani o meno, è una questione di razzismo, quello territoriale, a cui i civilissimi tifosi bergamaschi fanno sempre ricorso. Tanto che solo nel 2018 con un comunicato la Curva Nord di Bergamo aveva inviato un comunicato dal titolo ‘Noi non siamo napoletani‘, in cui veniva scritto:
Bergamo un’altra volta sarà il banco di prova per l’ennesimo strumento di repressione: ecco che si torna a parlare di razzismo, nello specifico di discriminazione territoriale. Qualcuno dice che dobbiamo essere più intelligenti, qualcun altro dice che non dobbiamo cadere nella trappola. Noi rispondiamo che saremo quelli che siamo sempre stati! Non prendiamo nemmeno in considerazione la possibilità di essere privati di una delle componenti più basilari ed elementari del calcio: gli sfottò tra tifoserie. Non accettiamo lezioni da nessuno sull’argomento, tantomeno da gente incapace persino di organizzare campionati e da chi nel calcio italiano ha piazzato dirigenti che hanno definito i calciatori di colore ‘mangia banane’ e le donne calciatrici ‘handicappate’. Proprio loro per l’ennesima volta vengono a infangare e parlare della parte più vera e passionale del calcio. Bergamo ha sempre schifato i cori beceri e gli ululati razzisti. Ha dimostrato di essere sempre stata una piazza matura e credibile. A Bergamo è sempre stata una questione di campanilismo e non di razzismo: ben venga quando sentiamo Bergamasco contadino cantato a gran voce nella maggior parte degli stadi italiani! Ben vengano gli ‘odio Bergamo’. Tutto questo vissuto sulla nostra pelle non ci ferisce, tutto questo non lo reputiamo razzismo ma anzi ci lega semplicemente di più alla nostra terra, ci rende ancor più fieri delle nostre origini. Noi non siamo Napoletani… la cosa è abbastanza evidente per tutti ma non per qualcuno!
Sempre nel 2018 il Gasp è lo stesso che aveva minimizzato sui possibili cori razzisti in Atalanta-Napoli dicendo: “Tutte speculazioni di cattivo gusto” difendendo a spada tratta l’ambienta atalantino. Il tecnico dei bergamaschi nel 2019 aveva glissato anche sui cori razziali rivolti a Dalbert della Fiorentina da una frangia di pseudo tifosi nerazzurri. “I cori non li ha sentiti nessuno, se poi qualche imbecille ha detto qualcosa e lo ha insultato è diverso” aveva detto Gasperini. Eppure quegli insulti li avevano sentiti tutti, tanto che Orsato fu costretto a sospendere la partita per tre minuti
Ma veniamo ai giorni nostri, solo lo scorso 11 luglio un dirigente dell’Atalanta, Mirco Moioli rivolgendosi ad uno pseudo tifoso del Napoli (che istigato il Gasp in merito alla partita con la Juve ndr) gli aveva rivolto l’insulto: “Terrone del cazzo” mandando a quel paese anche il tifoso. Parole uscite istantaneamente dalla bocca del dirigente, che ha poi chiesto scusa. Ma l’istintività della cosa fa capire come quella concezione di insulto sia radicata all’interno delle persone. Al termine della partita qualche giornalista chiese a Gasperini dell’insulto del dirigente dell’Atalanta, anche in quel caso il tecnico preferì andare oltre dicendo: “Non è un problema mio“. Ecco Caro Gasperini, questi sono alcuni dei motivi per cui non faremo il tifo per l’Atalanta questa sera.