Bud Spencer: “Io non sono italiano, sono Napoletano”. Ecco chi era Carlo Pedersoli

Bud Spencer  alias Carlo Pedersoli. La storia di un gigante buono che amava la sua Napoli. Dagli esordi all’incontro con Terence Hill.

Bud Spencer il gigante buono del cinema italiano. Il Napoletano Carlo Pedersoli amava così tanto Napoli che un giorno alla tv tedesca disse: “Io non sono italiano, sono Napoletano”. Arriva il successo con  la coppia Bud Spencer e Terence Hill.

BUD SPENCER ALIAS CARLO PEDERSOLI

Bud Spencer (il cui vero nome è Carlo Pedersoli), nasce a Napoli il 31 ottobre 1929. La famiglia è discretamente benestante: il padre era un uomo d’affari che, malgrado i numerosi tentativi, non riuscì ad acquisire una vera ricchezza a causa soprattutto delle due guerre mondiali che dovette affrontare e che influirono non poco sull’andamento dei suoi affari. Bud Spencer ha anche una sorella, Vera, anch’essa nata a Napoli.

Nel 1935 il piccolo Bud frequenta le scuole elementari nella sua città, con buoni risultati, poi, appassionato di sport, solo pochi anni dopo diventa membro di un club locale di nuoto, vincendo fin da subito alcuni premi. Nel 1940 la famiglia Pedersoli lascia Napoli per affari e si sposta a Roma. Il padre ricomincia da zero. Carlo inizia le scuole superiori ed entra contemporaneamente in un club di nuoto romano.

Completa gli studi con il massimo dei voti. Non ancora diciassettenne passa un difficile esame all’Università di Roma e comincia a studiare Chimica. Nel 1947, però, i Pedersoli per ragioni di lavoro si spostano in Sud America e Carlo è costretto a lasciare l’Università. A Rio lavora ad una catena di montaggio, a Buenos Aires come bibliotecario, e infine come segretario all’ambasciata italiana in Uruguay.

Bus Spencer: "Io non sono italiano, sono Napoletano"

 

IL CINEMA

Bus Spencer: "Io non sono italiano, sono Napoletano"

Un club di nuoto italiano lo reclama a gran voce e il futuro Bud Spencer torna in Italia, diventando campione italiano di nuoto a rana. In quegli anni (tra la fine degli anni ’40 e l’inizio dei ’50) vince il campionato nei cento metri stile libero, ed è il primo italiano ad abbattere la soglia del minuto. Deterrà il titolo fino alla fine della carriera.

Carlo Pedersoli non dimentica però gli studi e si iscrive nuovamente all’Università, questa volta in Giurisprudenza. Contemporaneamente ha fortunosamente la possibilità di entrare a far parte del magico mondo del cinema, grazie al suo fisico possente e scultoreo.

Ha così modo di recitare per la prima volta in un film di produzione hollywoodiana, il celebre “Quo Vadis” (nel ruolo di una Guardia Imperiale). Intanto, nel 1952 partecipa anche alle Olimpiadi di Helsinki come membro del team italiano (anche nella squadra di pallanuoto), che diviene campione europeo. Dopo le Olimpiadi, con altri promettenti atleti viene invitato alla Yale University. Passa alcuni mesi negli Stati Uniti e poi, quattro anni dopo, eccolo alle Olimpiadi di Melbourne dove raggiunge un rispettabile undicesimo posto.

Dotato di una volontà di ferro, malgrado tutti questi numerosi impegni riesce a laurearsi finalmente in Legge. Da un giorno all’altro decide però di cambiare vita, quella routine gli sta stretta: in primis, comincia a non sopportare più i massacranti e monotoni allenamenti in piscina.

Raggiunge quindi il Sud America, forse perché a quelle terre si sentiva particolarmente legato. Rivoluzionando davvero tutto il suo mondo e le sue priorità, lavora per nove mesi per una impresa americana intenta in quel periodo a costruire una strada che legasse Panama a Buenos Aires (la strada diventata poi famosa come la “Panamericana”). Dopo questa esperienza trova un altro lavoro per una ditta automobilistica a Caracas, fino al 1960.

 

 

 

 

 

 

NASCE LA COPPIA BUD SPENCER E TERENCE HILL

Agli inizi degli anni ’60, il futuro attore, ritorna a Roma. Qui sposa Maria Amato, di sei anni più giovane, conosciuta quindici anni prima. Nonostante il padre di Maria sia uno dei più affermati produttori cinematografici italiani, Bud inizialmente non è interessato al cinema. Firma invece un contratto con la casa musicale RCA, e compone canzoni popolari per cantanti italiani. Scrive anche qualche colonna sonora. L’anno dopo nasce Giuseppe, il primo figlio, mentre nel 1962 arriva la figlia Christiana. Due anni più tardi scade il contratto con la RCA e muore il suocero. Carlo è spinto a buttarsi negli affari, producendo documentari per la RAI italiana.

Nel 1967 Giuseppe Colizzi, un vecchio amico, gli offre un ruolo in un film. Dopo qualche esitazione, accetta. Il suo partner di lavoro sul set è uno sconosciuto Mario Girotti, in procinto di diventare per il mondo il ben noto Terence Hill, scelto per sostituire Peter Martell (Pietro Martellanza) vittima di un incidente a cavallo durante alcune riprese. Il film è “Dio perdona… io no!”, la prima pellicola di quella che diverrà la coppia più spassosa e divertente per questo nuovo genere western.

Le due star, però, nelle presentazioni in locandina cambiano i nomi, considerati troppo italiani per la provinciale Italia di allora. Per fare colpo, per rendere più credibili film e personaggi ci vuole un nome straniero ed ecco allora che Carlo Pedersoli e Mario Girotti diventano Bud Spencer e Terence Hill. Il cognome è scelto dallo stesso Carlo, che da sempre è un fan sfegatato di Spencer Tracy. “Bud”, invece, che in inglese significa “bocciolo”, è scelto per puro gusto goliardico, ma si intona perfettamente alla sua corpulenta figura.

Nel 1970 la coppia gira “Lo chiamavano Trinità“, con la regia di E.B. Clucher (Enzo Barboni), un vero e proprio “cult” che non solo ebbe un enorme un successo in tutta Italia, ma che tutt’ora viene annualmente replicato sulle televisioni nazionali, sempre con ottimi indici di ascolto, a testimonianza dell’amore e del gradimento che il pubblico manifesta per i due. A detta degli storici del cinema, inoltre, questo divertente western (a dispetto del titolo, si tratta di una spassosa commedia ambientata nel west che prende un po’ in giro gli stereotipi del genere), segna la fine dei brutali “Spaghetti-western” precedenti. L’anno successivo la consacrazione assoluta arriva anche con il seguito del film; “…Continuavano a chiamarlo Trinità“, sempre con la regia di E.B. Clucher, che sbanca i botteghini del cinema europeo. Ormai Bud Spencer a Terence Hill sono delle vere e proprie star internazionali.

Bus Spencer: "Io non sono italiano, sono Napoletano"

Finita l’ondata western c’è il pericolo che la coppia non sfondi in altri generi cinematografici, ma presto questa ipotesi viene smentita e, tra il 1972 e il 1974, con “Più forte ragazzi”, “Altrimenti ci arrabbiamo” e “Porgi l’altra guancia” di nuovo sono ai primi posti dei film visti nelle sale cinematografiche italiane. Nel 1972 nasce Diamante, la seconda figlia di Bud. L’anno dopo gira il primo film della serie “Piedone lo sbirro”, creato a partire da una sua stessa idea (Bud Spencer collaborerà alla stesura di tutti gli episodi seguenti).

Fra le varie passioni dell’attore c’è anche il volo (nel 1975 ottiene una licenza di pilota per l’Italia, la Svizzera e gli Stati Uniti), ma c’è anche la mai dimenticata canzone. Nel 1977 scrive per il suo film “Lo chiamavano Bulldozer” alcune canzoni (una di queste viene cantata da lui stesso). A sei anni di distanza dal successo dei due Trinità, Bud e Terence ritornano a essere diretti da E.B. Clucher nel film “I due superpiedi quasi piatti”, riscuotendo un buon successo di pubblico, mentre negli anni seguenti girano altri due film insieme: “Pari e Dispari” e il mitico “Io sto con gli Ippopotami” del compianto Italo Zingarelli.

L’ULTIMO FILM DI BUD

Dopo vari progetti andati a vuoto per far riunire la coppia, Bud Spencer e Terence Hill si ritrovano sul set diretti dallo stesso Terence Hill per un altro western: “Botte di Natale”, che non riesce a rinverdire i vecchi fasti.

Nel 1979 Bud Spencer ottiene il premio Jupiter come star più popolare in Germania, mentre nel 1980, a circa dieci anni di distanza dall’ultimo film western, torna al vecchio genere con il film “Buddy goes West”. La sua ultima pregevolissima interpretazione risale al 2003, nel film “Cantando dietro i paraventi” di Ermanno Olmi.

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