... ...
NAPOLI – Il corriere del Mezzogiorno svela un interessante retroscena: Carlo Ancelotti a Napoli. No, non è sbarcato su Marte ma su una terra molto ferma, dove ha scelto di sposare il progetto, avendo consapevolezza dei limiti e delle potenzialità sia del club che della squadra che gli sarebbe stata messa a disposizione.
Le prime operazioni di mercato sono indicazioni inequivocabili di quanto il matrimonio tra l’ex Bayern e la società di De Laurentiis sia stato formalizzato nella piena convinzione di entrambi. Simone Verdi, Fabian Ruiz e tra qualche giorno probabilmente anche il portiere Alex Meret sono giocatori che immaginati al Real Madrid, al Psg o al Bayern di Monaco avrebbero forse fatto sorridere. Nel mondo dei Vidal e dei Benzema, ma anche in quello dei Cavani e di Neymar sarebbero state pedine fuori posto.
Ma la forza dell’allenatore appena arrivato non sono i titoli che ha vinto dappertutto, ma la capacità di aver scelto la nuova dimensione con la stessa convinzione di quando promise a Florentino Perez che avrebbe rotto il sortilegio della Decima. A Napoli Carletto è arrivato da aziendalista più che da top manager abituato solo a vincere. Da uomo che ha conservato motivazioni e stimoli di inizio carriera, quando c’era da valorizzare i giovani e i talenti più che mettere in condizione i top player di vincere. Quando De Laurentiis rivela: non mi ha chiesto nulla, non dice una bugia. Rende pubblici evidentemente i presupposti di un matrimonio sereno e consapevole in cui le due parti vanno nella stessa direzione.
La base su cui lavorare, e cioè l’eredità lasciata da Sarri, è un presupposto imprescindibile per Ancelotti che così come fece Allegri nel post Conte ripartirà da un terreno fertile. Poi, certo, gli è stato chiesto di spingere sull’acceleratore nelle gare di Champions, di restituire dignità ad un percorso finora troppo frettolosamente snobbato.
La risposta che darà sarà eventualmente il vero valore aggiunto. E lo scudetto? Ai nastri di partenza resta un sogno da realizzare, ma senza rivoluzioni di ingaggi o cartellini da zio paperone. La sfida, così, può essere addirittura più intrigante. A prescindere dalle suggestioni di radiomercato. Poi, come sempre, saranno i risultati a indirizzare gli umori.