La Procura Federale ha concluso le audizioni su Acerbi e Juan Jesus. Il difensore interista in difficoltà su una domanda di Chiné. Cosa rischia.
CALCIO NAPOLI – La Procura Federale guidata da Giuseppe Chiné ha chiuso ieri le indagini sul presunto insulto razzista di Francesco Acerbi a Juan Jesus durante Inter-Napoli. Dopo le audizioni dei due calciatori, tutto il materiale raccolto è stato inviato al Giudice Sportivo Gerardo Mastrandrea per la decisione, attesa all’inizio della prossima settimana.
L’incertezza di Acerbi
Secondo quanto riportato da La Stampa, durante l’audizione di circa un’ora Acerbi avrebbe avuto un momento di difficoltà nell’affrontare una precisa domanda di Chiné. Il difensore dell’Inter ha ribadito di non aver dato del “negro” a Juan Jesus, bensì di avergli detto “ti faccio nero”, frasi poi fraintese. Ma quando il procuratore gli ha chiesto perché allora si è scusato in campo, con tanto di labiale eloquente, Acerbi avrebbe cercato di giustificarsi affermando di voler chiudere la questione per evitare fraintendimenti.
La versione di Juan Jesus
Il difensore del Napoli è invece rimasto fermo sulla sua versione: “Acerbi mi ha detto ‘vai via nero, sei solo un negro’. Dopo la mia protesta ha ammesso di aver sbagliato aggiungendo ‘Per me negro è un insulto come un altro'”. Juan Jesus ha ribadito l’impossibilità di aver frainteso parole tanto chiare.
Gli scenari per Acerbi
Sulla base del materiale raccolto, il Giudice Sportivo dovrà ora decidere se sanzionare o meno Acerbi. Gli scenari sono tre: nessuna violazione e dunque niente squalifica; conferma dell’insulto razzista con conseguenti 10 giornate di stop; accertamento di una “condotta gravemente antisportiva” con 3-4 turni di stop.
Difficile l’assoluzione
Il quotidiano sottolinea però che in casi simili, anche senza prove certe, in passato sono stati comminate le 10 giornate di squalifica. Un’assoluzione piena per Acerbi appare quindi improbabile.
Il calcio italiano si appresta a vivere altri giorni di attesa per un verdetto delicatissimo, che potrebbe rappresentare l’ennesimo caso di mancanza di rispetto e civiltà nello sport più seguito del Paese.