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Serie A

Zola è sicuro, vince ancora il Napoli

«Non nascono più i numeri dieci di una volta». È da qui che parte il viaggio di Gianfranco Zola, un racconto che profuma di nostalgia e calcio senza tempo. L’ex fantasista, intervistato da Antonio Giordano per la Gazzetta dello Sport, ripercorre emozioni, simboli e protagonisti di un calcio che resta vivo nei sentimenti. Zola è Napoli, Parma, Chelsea, Cagliari, ma soprattutto è un’idea di gioco che continua a parlare anche oggi.

Il 2025 si chiude nel segno del Napoli. «Scudetto e Supercoppa rappresentano simboli di una grandezza che appartiene al club», spiega Zola nell’intervista firmata da Antonio Giordano sulla Gazzetta dello Sport. «È innegabile ed è scritto negli ultimi quindici anni, durante i quali Aurelio De Laurentiis ha investito in maniera possente e appropriata».

Guardando al futuro, Zola non nasconde il cuore. «La squadra più forte, anche se di poco, resta l’Inter», ammette. «Ma sono un romantico e dico Napoli per ciò che ha rappresentato nella mia vita. Lì è nato il mio primogenito, lì ho ricevuto tantissimo». Un legame profondo, raccontato ancora da Antonio Giordano sulle colonne della Gazzetta dello Sport, che va oltre i risultati.

Scegliere gli uomini simbolo non è semplice. «Potrei dire Antonio Conte, perché ha vinto, ma farei un torto a De Laurentiis», riflette Zola. «Potrei dire Marotta, che ha confermato di essere il numero uno, ma non dovrei ignorare Cristian Chivu, una scelta che mi sta sorprendendo». Uno sguardo lucido su dirigenti e allenatori che stanno segnando questa fase del calcio italiano.

Sul futuro, invece, le certezze lasciano spazio al talento. «È complicato, quasi impossibile prevedere», dice Zola. «Pio Esposito e Scamacca sono regali per la Nazionale. Hojlund sta facendo ammattire tutti, anche a Manchester. Poi ci sono Lautaro, Thuram, Chivu. O Conte, che potrebbe fare la storia vincendo due titoli consecutivi a Napoli». Un passaggio centrale, evidenziato anche da Antonio Giordano sulla Gazzetta dello Sport, che fotografa la ricchezza di protagonisti.

Per Zola l’Inter resta oggi la squadra di riferimento. «Ha due uomini di valore altissimo in ogni ruolo», spiega. «È una squadra di livello internazionale. Ha rischiato con Chivu, ci ha creduto, e Marotta e Ausilio sono stati premiati. Le finali di Champions sono un merito: poi a vincere è una sola».

Il Milan è una sorpresa solo fino a un certo punto. «Non mi sarei spinto a vederlo protagonista per lo scudetto», ammette. «Ma Allegri è un fattore. Ha personalità, assorbe le difficoltà e le risolve. In una società con un passato così pesante, è l’uomo giusto». Anche il Napoli, secondo Zola, è ormai una forma di potere calcistico. «C’è tanto di De Laurentiis in questa dimensione», spiega. «La capacità di prendere Conte è stata decisiva. E poi la reattività sul mercato: si fa male Lukaku e arriva subito Hojlund».

Gli allenatori restano centrali. «Spalletti ha rialzato la Juventus, Gasperini con la Roma può dare continuità», osserva Zola. «L’ultimo Gasperini è evoluto: non solo verticalità, ma anche palleggio. Sono soluzioni che arricchiscono il calcio». Spazio anche a realtà emergenti come Cagliari, Como e Bologna, lodate per identità e progettualità.

Il pensiero finale è per la Nazionale e il Mondiale 2026. «Non possiamo permetterci di mancare», conclude Zola nell’intervista di Antonio Giordano per la Gazzetta dello Sport. «La storia del nostro calcio lo impone. Va sostenuto Gattuso e va creata atmosfera: non siamo da buttare, dobbiamo esserci».

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redazione