IL MATTINO. La verità di Sarri su De Laurentiis e il Napoli: “vi dico tutto”

La verità di Sarri su De Laurentiis e il Napoli. Il tecnico del Chelsea si racconta al Mattino: L’addio di Higuain, Ancelotti e lo scudetto perso in albergo a Firenze.

LA VERITÀ DI SARRI SU DE LAURENTIIS E IL NAPOLI

Maurizio Sarri al Mattino, ha deciso di raccontare tutta la verità sul suo addio a Napoli, sui suoi rapporti con De Laurentiis e  qualche retroscena che farà discutere.

Sarri, com’è l’Italia vista da Londra?

«Così com’è vista da vicino, piena di problemi. Però quando siamo lontani, scatta un po’ di nostalgia e qualcosa ci manca sempre. Più di tutto il cibo anche se mi sto abituando alla carne e al salmone di qui. Non riesco però a trovare nessuno che fa il caffè come Tommaso (lo storico magazziniere del Napoli, ndi)».

E la serie A vista dal Chelsea?

«Ho seguito poco il campionato italiano in queste prime giornate, ho visto il Napoli, poi qualcosa del Milan, dell’Inter, della Juventus. Però qui è totalmente diverso: è una festa assoluta, è un piacere arrivare negli stadi e vedere i tifosi con le maglie diverse che prendono una birra assieme. Io firmo autografi ai tifosi della squadra avversaria a bordocampo, prima e dopo il match. Ci sono gare con tanta intensità, fisicità. Quello inglese è un calcio diverso da quello italiano, giocato in strutture straordinarie».

Tutti sospettano: Sarri ha imparato l’inglese troppo alla svelta. Quando ha iniziato a studiarlo?

«Trent’anni fa, quando ero in banca. Ma poi ho smesso per ventinove anni…».

Le capita ancora di ripensare a quel Fiorentina-Napoli?

«Mi capita di ripensarci. Per forza. Sarebbe stato il coronamento di una storia straordinaria, di un sogno mio, della squadra e di tutta la città. Ovvio che mi capita di rivivere qui momenti, in ogni istante. Qualcuno ha fatto ironia sulle mie parole, ma chi ha fatto sport sa che abbiamo perso lo scudetto in albergo».

Allora avrà ancora mal di pancia per quell’Inter-Juve?

«Sì. Perché quello che è poi successo il giorno dopo è la conseguenza di quella partita».

Ancelotti può riuscire dove non è riuscito lei?

«Lo spero per la città, per i tifosi. Napoli è una città straordinaria, merita di vincere lo scudetto. Io da tifoso del Napoli sono contento che sia Carlo ora a fare l’allenatore perché non solo ha vinto ovunque è stato, ma si è fatto voler sempre bene da tutti. Vuol dire che le qualità umane e professionali sono straordinarie».

Perché non è più l’allenatore del Napoli?

«Ancora non lo so. Bisogna chiederlo alla società. Ma ora ho il Chelsea, e sono felice. C’erano dei motivi per cui volevo rimanere al Napoli e c’erano dei motivi per cui avevo delle perplessità. Il contratto che ha voluto il presidente prevedeva una clausola rescissoria con scadenza 31 maggio e invece il 21 maggio hanno fatto il contratto ad Ancelotti».

Come ha saputo che De Laurentiis aveva preso Ancelotti?

«Ero a cena con Pompilio, il collaboratore di Giuntoli, con cui stavo discutendo proprio se restare o no. Abbiamo acceso la tv e abbiamo visto l’ingresso alla Filmauro di Ancelotti. Cosa ho pensato? Quello che pensavo prima, ma lo tengo per me».

Però De Laurentiis sostiene che era giusto farlo, perché lei per mesi ha messo in dubbio la sua permanenza al Napoli nonostante il contratto.

«Allora perché ha voluto la clausola nel mio contratto? L’ha imposta lui, era a conoscenza».

Vuole dirgli qualcosa che non è riuscito a dirgli?

«Gli sono grato perché mi ha fatto allenare la squadra che ho nel cuore, se sono qui al Chelsea è perché ho allenato il Napoli. Per il resto il De Laurentiis a cui voglio bene è sicuramente il figlio Eduardo».



Higuain a Napoli è considerato un traditore, ma per lei è come un figlio. Che voleva pure a Londra. Cosa aveva di speciale?

«Era un campione affermato e con me, che arrivavo dall’Empoli dove ero una specie di signor nessuno, si è messo senza esitazione e con semplicità a disposizione: non è vero che ha tradito Napoli, ha voluto lasciare Napoli perché il presidente del Napoli era De Laurentiis».

Suona bene Sarrismo, comandante…

«Mi è sempre piaciuto essere chiamato così, perché mi faceva sentire il rappresentante di Napoli. Mi pesava anche, perché sapevo cosa Napoli voleva da me».

Si sente ancora con qualche giocatore del Napoli?

«Con qualcuno sì. Ma senza parlare del Napoli, non sarebbe giusto. Ma solo dei propri obiettivi personali».

E con Ancelotti?

«Ci siamo scambiati dei cordiali messaggi di in bocca al lupo prima dell’inizio della stagione».

Ma almeno a Londra una passeggiata l’ha fatta?

«Dopo la partita con l’Arsenal mi sono fermato al centro. Ma i tifosi napoletani non mi hanno fatto fare un passo. Una grande soddisfazione perché non mi hanno dimenticato».

Che immagine porta con sé di Napoli?

«Quella dell’ultima giornata, con lo stadio intero che mi fa festa, nonostante la delusione e l’amarezza per non essere riusciti a conquistare lo scudetto. Ogni volta che ci ripenso mi vengono i brividi».

I ricordi più dolci dei suoi tre anni napoletani?

«Nulla è stato più bello che vincere allo Juventus Stadium. Una notte unica. A livello umano l’amore di ogni giorno dei napoletani nei miei confronti»

E i momenti da dimenticare?

«Le parole di De Laurentiis al Bernabeu dopo la gara con il Real Madrid».

È riuscito a dire addio alla squadra?

«No, è successo tutto in fretta. Però lo voglio fare adesso, da qui. E dico: Siete dei ragazzi straordinari, continuate così perché ce la potete fare a conquistare quel sogno che abbiamo sfiorato».

Tornerà ad allenare il Napoli un giorno?

«Lo spero. Può essere l’obiettivo concludere la carriera al Napoli. Ma prima voglio rimanere al Chelsea, in questo splendido club, ancora per tantissimo tempo. Qui è tutto stupendo, non c’è nulla che non vada bene. Un sogno allenare questo club».

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