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Gian Piero Ventura in panchina (LaPresse) Napolipiu
TORINO – Gian Piero Ventura, seduto sui gradoni di uno stadio che sente ancora suo, osserva con emozione il confronto tra due pezzi di vita calcistica. «Torino mi ha dato tanto, a Napoli non riuscii come avrei voluto. Ma è una partita che non posso perdermi» racconta all’inviato Antonio Giordano per La Gazzetta dello Sport. Due epoche, due mondi, un legame profondo con entrambe le squadre.
«Delicata per Baroni, importante per Conte»
Ventura non ha dubbi: «È una partita delicata per Baroni, importante per Conte. Sulla carta il Napoli è più forte, ma nel calcio conviene scrivere a matita: i dettagli possono cambiare tutto. Il Torino ha una buona squadra, può puntare all’Europa se trova continuità».
De Bruyne, il calcio fatto persona
Parlando dei singoli, l’ex ct elogia il talento belga: «De Bruyne è il calcio, un visionario. Ricordo quando lo vidi da ragazzo, era già così: l’assist per Hojlund contro lo Sporting Lisbona è la dimostrazione di una mente superiore. Con lui si va sulla luna, e con Hojlund al fianco si arriva prima». Ventura ammette anche una curiosità tattica: «Voglio capire cosa sia cambiato in McTominay».
Napoli più forte, ma occhio alla fatica
Sul valore della squadra azzurra, Ventura è cauto: «Un anno fa ero convinto che avrebbe vinto lo scudetto. Oggi non so: è persino migliorata, hanno fatto un mercato sensazionale, ma giocare ogni tre giorni logora. Conte è una garanzia, sa entrare nella testa dei giocatori come pochi. Il Napoli è alla pari con l’Inter. A me piace anche il Milan di Allegri, ma gli manca una punta centrale: se l’avesse, sarebbe da tenere d’occhio».
Cairo e il legame con il Toro
Ventura parla con affetto del presidente granata: «Con Cairo ho un rapporto straordinario, umano e calcistico. Gli sono grato e so che anche lui lo è a me. Il Torino di oggi è una buona squadra – Simeone, Asllani, Casadei, Ismajli e Anjorin – e Baroni è preparato. Se la partenza è difficile, tutto si complica, ma auguro al presidente il meglio: se lo merita».
De Laurentiis e la breve parentesi napoletana
«Con De Laurentiis ci furono pochi incontri, vivevamo il caos del post-fallimento. Era ai primi passi nel calcio, poi ha imparato tanto. A Napoli partii in corsa, arrivavano due o tre giocatori al giorno a Paestum. Resta l’emozione dei sessantamila al debutto col Cittadella e il rimpianto che non sia durata. Non avrei mai lasciato la Serie A per la C se non si fosse chiamata Napoli».
«Il mio Toro, un passaggio decisivo»
Ventura ricorda con orgoglio gli anni d’oro: «Quel Torino mi ha aperto le porte della Nazionale. Dalla B all’Europa League, fino al successo di Bilbao. Poi il calcio è cambiato: se il Dortmund offre a Immobile il triplo e l’Atletico a Cerci il quadruplo, non puoi competere. Oggi serve equilibrio tra gestione e progettazione. All’epoca ci riuscimmo, poi può capitare che la sfortuna ti colpisca allo stomaco».