Rosario D’Onofrio è stato arrestato per traffico internazionale di droga, le manette sono scattate in seguito ad una indagine della Dda.
In tutto sono 42 gli accusati di aver introdotto in Lombardia sei tonnellate di marijuana e hashish, tra questi c’è anche il procuratore capo dell’Aia (Associazione Italiana Arbitri) Rosario D’Onofrio. Ex ufficiale dell’esercito, 42 anni, è stato raggiunto dal provvedimento eseguito dalla guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta della Dda milanese per traffico internazionale di droga.
I vertici dell’Aia che restano parte lesa, hanno appreso con stupore quanto accaduto ed il presidente Trentalange pare abbia già annunciato le dimissioni di D’Onofrio.
“Secondo le indagini condotte dalla Dda dal 2019 al 2021, i 42 arrestati (italiani, albanesi e spagnoli) avrebbero introdotto in Lombardia oltre sei tonnellate di marijuana e hashish. Durante l’operazione è stata sequestrata quasi mezza tonnellata di droga, più mille ricariche per sigarette elettroniche a base di cannabinoidi” scrive Gazzetta dello Sport.
Il presidente Figc Gabriele Gravina si dice “sconcertato. Ho subito chiesto riscontro al presidente Trentalange sulle modalità di selezione del Procuratore, in quanto la sua nomina è di esclusiva pertinenza del comitato nazionale su proposta del presidente dell’Aia. Una cosa è certa, la Figc assumerà tutte le decisioni necessarie a tutela della reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale“.
Arresto D’Onofrio: la nota dell’Aia
Ecco la nota ufficiale dell’Associazione Italiana Arbitri: “L‘Associazione Italiana Arbitri prende atto con sorpresa e sgomento delle notizie diffuse a mezzo stampa relative all’arresto del Procuratore Rosario D’Onofrio. Ci teniamo a ricordare che per assumere la qualifica di arbitro, l’interessato deve dichiarare l’assenza di procedimenti penali nonché di condanne superiori a un anno per reati dolosi in giudicato. Ai sensi dell’articolo 42 del Regolamento Aia gli iscritti devono rispettare le norme del Codice etico nonché astenersi dall’assumere atteggiamenti lesivi dell’immagine dell’Aia. L’articolo 42 infine impone l’immediata comunicazione al Presidente di Sezione di avvisi di garanzia, pendenze di procedimenti penali e misure restrittive della libertà personale. Tutto ciò non è mai accaduto.
Apprendiamo solo oggi dai mezzi d’informazione che il signor Rosario D’Onofrio sarebbe stato arrestato nel corso del 2020, non comunicando addirittura tale provvedimento restrittivo della libertà personale mentre già ricopriva l’incarico di componente della Commissione disciplinare nazionale A seguito dell’elezione della nuova governance, avvenuta il 14 febbraio 2021, in continuità e in considerazione della sua lunga esperienza acquisita, è stato nominato Procuratore.
L’Associazione Italiana Arbitri è stata quindi vittima ed indotta in errore con una gravissima e dolosa omissione di comunicazioni previste dal Regolamento associativo. Un vero e proprio tradimento che ha creato un serio danno d’immagine a tutta l’Aia che, è bene ricordarlo, non ha a disposizione poteri istruttori per esercitare un’opera di verifica e controllo di quanto dichiarato dagli associati”.