La meravigliosa storia della canzone Te voglio bene assaje. dalla disputa per la peternità del testo al successo. fu annoverata tra i tre avvenimenti più importanti di Napoli a metà 800.
La storia della canzone Te voglio bene assaje raccontata da Luciano De crescenzo:
Te voglio bene assaje
Sulla canzone Te voglio bene assaje per tanti anni c’è stata una disputa. Non si era sicuri, cioè, dell’anno in cui sia stata composta, e nemmeno del vero autore dei versi e della musica. Tra le tante versioni che si leggono in giro ce n’è una secondo la quale gli autori sarebbero Raffaele Sacco per le parole e, addirittura, Gaetano Donizetti per la musica. All’epoca, Donizetti fu pure interrogato sulla questione. Con molta cautela, qualcuno chiese al maestro: “Ma davvero l’ha scritta lei?”. I presenti riferiscono che il maestro tacque, da lui non arrivò nessuna risposta. Il dubbio, perciò, rimase intatto.
Donizetti non ebbe il coraggio di appropriarsi della canzone, ma nemmeno ne rifiutò la paternità musicale. A quanto pare, invece, Raffaele Sacco ascoltò casualmente un brano durante una di quelle serate di allegria all’uscita dal Teatro San Carlo, e ne rimase affascinato.
Dopo lo spettacolo, infatti, c’era l’abitudine di rifugiarsi nelle numerose trattorie e nei café tra piazza Trieste e Trento e via Toledo. Alcune erano anche malfamate, eh già, perché a Napoli la linea di confine tra i borghesi e i mascalzoni è sempre stata molto sottile, e lì, tra un piatto saporito e un bicchiere di vino, si dava inizio ai canti. Fu un uomo del popolo, un certo Antonio Lazzarone del Mercato, il vero inconsapevole autore che accese la scintilla di questo capolavoro.
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Questo signore non solo non aveva immaginato le potenzialità della sua creatura, ma nemmeno pensò a darle un titolo. Il brano si diffuse, infatti, semplicemente come Canzona. E solo più tardi quel ritornello così famoso fu adottato come titolo da Sacco, e fu proprio lui a scrivere un testo che sostituì il precedente
la canzone Te voglio bene assaje viene presentata al pubblico
La Te voglio bene assaje di Raffaele Sacco deve la sua fama alla Festa di Piedigrotta del 7 settembre 1839, ma era stata già presentata prima in forma non ufficiale. Raffaele aveva una bottega in via Quercia dove lavorava come ottico. Un giorno si trovava in uno dei salotti che era solito frequentare per una periodica, l’abituale appuntamento mondano organizzato nei salotti della borghesia napoletana, durante il quale si esibivano cantanti e attori in cerca di fama. Tutt’altra cosa erano invece i casotti, dei piccoli teatrini allestiti nei bassi del centro storico di Napoli che ospitavano spettacoli musicali e non, per il popolo. Sacco era intento a chiacchierare con un suo amico, quando all’improvviso il suo sguardo si posò su una donna bellissima.
«Ma chi è quella biondina?» chiese Raffaele al suo amico Armando «quella non è una biondina qualunque, quella è Marinella, una ballerina del San Carlo, ma stai attento è una gatta morta. All’inizio è gentile e poi, come la frequenti, non fa altro che darti dispiaceri. Tu cerca di starle il più lontano possibile.» .
«Lo farò di certo, disse Raffaele, anche perché io la mia “Marinella” l’ho già incontrata, e se proprio vuoi saperlo, le ho anche scritto una canzone.»
«Ma davvero? E allora fammela sentire subito.» «Adesso no, non mi sembra il caso.» «E invece lo è.»
Dopodiché, senza dare il tempo a Sacco di trovare una via di fuga, disse: «Signore e Signori, ecco a voi il nostro amato Raffaele Sacco! Lui mi ha appena detto di aver scritto una nuova canzone e ora noi lo preghiamo perché ce la faccia sentire».
Ovviamente ci fu un coro di applausi e Raffaele non poté fare a meno di intonare Te voglio bene assaje, una delle canzoni che io ho più amato nella vita, anche perché ha un ritornello così semplice, ma così semplice, da restare impresso nella mente di chi la ascolta. Io te voglio bene assaje … e tu non pienze a me! Io te voglio bene assaje … e tu non pienze a me!
Te voglio bene assaje diventa uno dei tre avvenimenti più importanti di Napoli a metà 800.
E infatti, ben presto, canta uno, canta un altro, la canzone divenne così famosa da essere intonata a ogni angolo della città, tanto che il 10 settembre 1840 il ministro segretario di Stato della Polizia Generale del Regno, Francesco Saverio Del Carretto, in una lettera al prefetto di Napoli, chiese che fosse bandito il ritornello della canzone dalle strade, in quanto se intonato durante le processioni religiose, a suo avviso, profanava lo spirito cristiano.
Per dare l’idea di quanto successo abbia avuto Te voglio bene assaje, vi do alcuni numeri. Siamo nella prima metà dell’Ottocento, quando non esistevano CD e non esisteva neppure il vinile, e il successo di una canzone si misurava con il numero di copielle vendute. Dovete sapere che a quell’epoca i brani di maggior successo riuscivano a vendere tremila, qualche volta cinquemila copie. Erano piuttosto rari i pezzi che arrivavano alle decine di migliaia di spartiti venduti.
Te voglio bene assaje raggiunse le 180.000 copielle, una cifra fuori da ogni logica di quel periodo. Come dire che tutta Napoli la cantava. Per capirci, aggiungo soltanto che La vera canzona di Luisella la ciardenera, pezzo che a quel tempo fu un trionfo totale, riuscì a venderne non più di centomila.
Il successo di Te voglio bene assaje fu uno dei tre eventi importanti che accaddero a Napoli in quel periodo: gli altri due furono la ferrovia Napoli-Portici e l’illuminazione a gas delle strade cittadine.
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