L’italia è un paese calcisticamente sottosviluppato a causa della Juve. Cosi Eraldo Pecci ai taccuini de La Repubblica.
TORINO. “Fa poi tanta differenza arrivare primi o secondi? Secondo me no, ma quando lo dico mi guardano come un marziano. Sarà che sono del Torino e della Fortitudo, ma per me per vincere non è l’unica cosa che conta”. Comincia così l’intervista “controcorrente” rilasciata da Eraldo Pecci ai taccuini de La Repubblica.
L’ex centrocampista, che in passato ha vestito anche la maglia del Napoli, ha aggiunto: “Bisogna dare tutto e provarci fino a fondo per rispetto dei tifosi e degli avversari. Se poi non basta, pazienza: più del traguardo è molto più bello il percorso, la strada che che si fa, il racconto dell’ avventura. Ma mi rendo conto di essere un alieno, in un mondo in cui un punto distingue il genio dall’incapace. Non ho nessun rimpianto per lo scudetto sfumato: nel ’76 vincemmo noi e la gente era felice e piangeva, nel ’77 vinsero loro (Juventus, ndr) e la gente era felice e piangeva lo stesso. Chi misura tutto in base ai successi ci sarà rimasto male. Io no. Io ricordo solo una storia memorabile. Avere in bacheca un titolo invece di 28 è una tristezza che non mi appartiene.
Se vai ad Anfield Road a vedere il Liverpool, vinci se canti ‘You’ll never walk alone’ insieme agli altri, non se fai un gol in più. Il Napoli sono tre anni che vince, con la bellissima storia che sta scrivendo. Non sto facendo l’elogio della sconfitta, al contrario, ma il momento se lo possono godere comunque.
Mi piace lo spirito di uno striscione che lessi: ‘anche quest’anno vinciamo l’anno prossimo’. Chi vincere? Non lo so. È vero che la Juventus è dieci metri avanti in tutto, ma un paese in cui da sei anni trionfa sempre la stessa squadra è calcisticamente sottosviluppato”.