Se da un rigore dipendesse la tua vita? La parola agli esperti | Il prescelto é un eroe del 2006

rigore (marcheingol) - napolipiu

rigore (marcheingol) - napolipiu

I calci di rigore: imprevedibili, spietati, ma anche rivelatori. Una questione di coraggio, tecnica e sangue freddo. Ma a chi affideresti il penalty più importante di sempre?

Segnano il destino di una partita e, a volte, anche quello di una carriera. Ci sono istanti, nel calcio, in cui il tempo si ferma. L’arbitro fischia, indica il dischetto, e lo stadio si ammutolisce. È il momento del calcio di rigore. Un duello psicologico, più che tecnico. Un tiro dagli undici metri che può decidere una finale, cancellare una stagione o consegnare un titolo alla storia.

Tutti sembrano saper calciare un rigore, finché non devono farlo davvero. L’attaccante più esperto può fallire, mentre il difensore più timido può diventare l’eroe inatteso. I calci di rigore non seguono logiche, non premiano necessariamente i migliori. Premiano i più lucidi.

Lo sa bene chi ha visto svanire sogni europei o mondiali per un errore dal dischetto. O chi, al contrario, ha esultato con le lacrime agli occhi dopo l’ultimo tiro decisivo. La storia della Champions League, come quella dei Mondiali, è segnata da rigori che hanno cambiato tutto. Basti pensare alla finale di Berlino 2006, o al dramma di Baggio nel 1994.

Ogni volta che un arbitro fischia un rigore, l’ansia si taglia con il coltello. Non conta il numero di gol fatti in stagione. Non conta il nome sulla maglia. Conta la freddezza. Conta l’istante. Perché da quel tiro può dipendere tutto.

L’istinto, la tecnica e la pressione

Secondo molti psicologi dello sport, il rigore è il gesto tecnico più carico di responsabilità. In pochi secondi, il battitore deve scegliere dove calciare, come farlo, con quale convinzione. Il portiere, a sua volta, deve leggere corpo e intenzioni. È un gioco mentale, un duello in cui sbagliare è più facile che vincere.

Alcuni calciatori si allenano per anni su questa situazione, cercando la perfezione nel gesto. Altri si affidano all’istinto. Ci sono specialisti, autentici cecchini dal dischetto, e poi ci sono gli imprevisti: il palo, il guizzo del portiere, la pressione che ti schiaccia.

Oddo (agi) - napolipiu
Oddo (agi) – napolipiu

Se da un rigore dipendesse la tua vita…

E allora viene naturale chiederselo: a chi affideresti un rigore per salvarti la vita? È la domanda posta da RSI Sport a Valon Behrami, ex centrocampista svizzero e volto noto del calcio internazionale. La risposta è arrivata secca, senza esitazioni. “Non ho dubbi: il rigore per salvare la mia vita lo farei battere a Massimo Oddo.” L’uomo giusto al momento giusto. Oddo, campione del mondo nel 2006 con l’Italia, è ricordato da compagni e tifosi come un rigorista affidabile, freddo, tecnico. Mai sopra le righe, ma sempre pronto quando conta. Il suo nome non compare spesso nei titoli a caratteri cubitali, ma dentro uno spogliatoio la sua sicurezza dagli undici metri non è mai stata in discussione.

Una scelta che dice molto. Perché quando la posta in gioco è la vita, non scegli chi ha più fama. Scegli chi sbaglia meno. Scegli chi, sotto pressione, non trema. E Behrami, da uno che il calcio lo conosce bene, ha già fatto la sua scelta.