Sarri alla Gazzetta: “non mi stancherò mai di Napoli. Lascio due eredità”

Sarri alla gazzetta parla del Napoli e dell’eredità che ha lasciato. Il tecnico del Chelsea si dice legato a doppio filo a Napoli e ai napoletani.

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Nato a Napoli perché il padre lavorava all’Italsider di Bagnoli, Sarri è cresciuto in provincia di Bergamo prima di trasferirsi in Toscana. Da giovane è stato calciatore dilettante: lavorava in banca.
La sua carriera da allenatore è cominciata a Stia, in provincia di Arezzo, nel 1990. Segue una lunga gavetta, fino a quando nel 2012 firma un contratto con l’Empoli. Ed è proprio a Empoli che le sue quotazioni si impennano: alla prima stagione fallisce la promozione in A, che conquista nell’annata successiva. Sarri è lanciato: nel 2015 arriva sulla panchina del Napoli. Tre stagioni ricche di soddisfazioni, quindi il trasferimento al Chelsea. Maurizio Sarri alla gazzetta racconta il Napoli e
l’eredità che ha lasciato.

L’eredità che ha lasciato Sarri a Napoli?

«Penso che quella più visibile sia numerica: presi un Napoli che aveva chiuso il campionato con 64 punti e ho lasciato una squadra che ha raggiunto quota 91.

Più di questo non si poteva fare.
L’altra eredità è personale: il rapporto con la città e la sua gente. Non mi staccherò mai dal Napoli. Hanno paragonato il mio Napoli a quello di
Vinicio, una delle prime squadre in Italia, negli anni Settanta, a viaggiare nel futuro Mi onora quest’accostamento».

Che cosa si sente di dire ad Aurelio De Laurentiis?

«Non ho nulla da dire, spiega Sarri alla Gazzetta. Posso solo ringraziarlo. Mi ha dato la più grande soddisfazione personale della mia vita affidandomi il Napoli, la squadra del mio cuore e delle origini.
E’ stata una magnifica avventura che non può essere cancellata da un congedo un po’ così».

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L’Italia vista da Londra: la Juventus dominerà in lungo e largo anche quest’anno?

«Questa Juventus ha una priorità: la Champions. Alla fine, potrebbe rivelarsi un piccolo vantaggio per la concorrenza».

Ancelotti e la Gazzetta dello Sport hanno lanciato una campagna: fermiamo il calcio quando gli insulti diventano pesanti e ripetitivi. Concorda?

«Penso di essere stato il primo allenatore a contattare l’arbitro per chiedergli di intervenire di fronte ad uno stadio che offendeva i napoletani. Concordo al cento per cento».

L’Italia della politica vista da lontano?

«I valori e le passioni restano
immutati, ma quello che sta accadendo non mi appartiene, conclude Sarri alla Gazzetta».

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