Savoldi al Napoli per due miliardi. Reduce da un secondo posto, la squadra di Vinicio cercava il bomber con cui poter impensierire la Juventus. E fu sacrificato Clerici.
di Marco Filacchione Corriere dello sport
Lo sdegno per i miliardi spesi da Ferlaino, il tentato dietrofront del Bologna E quella pistola che spuntò. Alla ine si concluse con Savoldi al Napoli per due miliardi.
Savoldi al Napoli per due miliardi
Quando i giornali svelarono l’affare, dai quattro angoli della Penisola salì un’ondata di sdegno. Ma come, l’Italia va in pezzi, il prodotto interno lordo cala, la disoccupazione tocca livelli record, e c’è chi spende due miliardi di lire per acquistare un giocatore? Due miliardi, vale a dire mille anni di stipendio per un impiegato medio.
la squadra di Vinicio cercava il bomber
Nel 1975 argomenti di questo tipo facevano ancora presa, eccome. La pietra dello scandalo fu la rocambolesca trattativa che nel luglio di quell’anno portò a Napoli Giuseppe Savoldi.
In quella estate del 1975 il presidente del Napoli Ferlaino sente lo scudetto a un passo. La squadra, guidata da Vinicio con metodi moderni e coraggiosi (anche un accenno di zona), è arrivata terza due anni prima, poi addirittura seconda, a due punti dalla Juventus. Manca davvero poco per colmare il gap.
Fu sacrificato Clerici
Si sa che il presidente del Bologna, Luciano Conti, ha bisogno di dare ossigeno alle casse, e così nasce l’idea di acquistare il bomber. I due presidenti si vedono una prima volta a Roma il 28 giugno. Nell’occasione, Conti chiarisce che Savoldi è, sì, cedibile, ma in cambio del “Gringo” Clerici, centravanti del Napoli, e di tanti, tanti soldi. Si può fare, risponde Ferlaino
Franco Janich
Franco Janich, diesse del Napoli nonché vecchia bandiera del Bologna, parte e va a Monghidoro, il paese di Gianni Morandi, dove Savoldi sta trascorrendo qualche giorno. I due sono stati anche compagni di squadra per due stagioni. Ciao Beppe, verresti a Napoli? Come no, la risposta immediata.
Ingaggio proposto, una settantina di milioni. Il bomber accetta, la moglie scuote la testa: «Potevi chiedere di più».
Le minacce a Conti
Ferlaino e Conti si rivedono il giorno 9, quando i giornali hanno già sparato la notizia. Presenti al summit anche Janich, il diesse del Bologna Montanari e il tecnico rossoblù Pesaola. Ci si aspetta una rapida chiusura, ma l’a are prende una piega inattesa. Ci ho ripensato, dice Conti, adducendo minacce arrivate a lui e alla sua famiglia. Per altri, il vero motivo è nelle pressioni della Juve, che vorrebbe il giocatore. Ferlaino però non è disposto a cedere.
Il mistero della pistola
«A quel punto – ricorda oggi Janich – il presidente del Bologna assunse un comportamento aggressivo, tanto che Ferlaino mi disse: la carta firmata è nella cassetta di sicurezza dell’albergo, se mi capita qualcosa la prenda lei. Io dissi a Conti: presidente, se non è d’accordo domani si va in federazione e si discute. Lei stia zitto, mi rispose, accompagnando le parole con un gesto più pesante».
Janich non vorrebbe dire di più, ma il particolare della pistola che balenò sotto la giacca di Conti è stato confermato da altre fonti. «Vabbè, è passato tanto tempo, magari era una pistola giocattolo…». Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1975, dopo ore di tensione, Conti si convince e dà il via libera.
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