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Rolando Bianchi su Verdi e il rifiuto al Napoli. L’ex pupillo di Mazzarri ha parlato del mancato trasferimento di Simone Verdi al Napoli e spiega le motivazioni per le quali scelse di non vestire la maglia azzurra.
NAPOLI. Rolando Bianchi disse no al Napoli, uno dei primi grandi rifiuti dell’era De Laurentiis, intervistato da Donato Martucci per il Corriere del mezzogiorno, dice la sua su Verdi. Ecco quanto evidenziato:
«La scelta di Simone Verdi è da rispettare . Ha deciso per la continuità e se è questo il reale motivo gli fa onore. Criticarlo sarebbe ingiusto: è stata una scelta coraggiosa. Ripartire da zero non è mai facile e poi non ho mai visto un calciatore a gennaio essere decisivo in una muova squadra».
«Non avrebbe avuto la garanzia di giocare sempre e per un calciatore alla sua età può essere deleterio. Se si pensa che Pavoletti è arrivato a Napoli e ha fatto sei mesi di panchina, così come Gabbiadini. Non è facile giocare in azzurro, rischi di bruciarti anche altre opportunità in futuro».
«I meccanismi non sono gli stessi. Dipende dagli interpreti. Gli schemi di Sarri richiedono tempo. Il Napoli gioca un gran calcio e non è semplice perché è schematizzato ed entrare in un organico rodato non è facile. Napoli è una piazza esigente e magari si aspetta tutto e subito. Avrebbe avuto subito critiche e magari avrebbe rimpianto Bologna».
«Sono decisioni difficili da prendere e lui avrà ponderato bene. Nel calcio però capita anche che le società facciano aspettare i calciatori fino all’ultimo giorno del mercato. E’ il gioco delle parti e bisogna rispettare tutto. In questo caso Simone aveva il coltello dalla parte del manico, ma non me la sento di colpevolizzarlo».
«Certo, al suo posto io vorrei giocare sempre. Lo conosco bene, ci ho giocato a Torino. Magari a giugno non dirà no al Napoli, ma il mercato cambia e potrà accadere anche che la società partenopea non lo cerchi più»
«Ero giovane e in vacanza non avevo contezza di quello che stava accadendo. Il mio procuratore gestì le trattative: non avrei mai detto no al Napoli, ma mi chiamò il City e ci andai di corsa».