Renzo Arbore, dopo la pizza anche la canzone napoletana diventi patrimonio dell’Unesco

La proposta di Renzo Arbore, dopo la pizza anche la canzone napoletana diventi patrimonio dell’Unesco. Arriva la proposta dell’artista foggiano che porta per il mondo la melodia della canzone napoletana. Arbore ha parlato ieri a Palazzo Reale dalla mostra «Neapolitan Memories and Songs». Meraviglie e collezioni dell’artista, dalla radio alla televisione.

Di Natascia Festa Corriere del Mezzogiorno

La canzone napoletana diventi patrimonio dell’Unesco

«La pizza è buona, è gustosa, per carità! Siamo contenti che sia diventata patrimonio dell’Unesco, ma che dire della canzone napoletana? Con le sue melodie e i suoi versi è il vero patrimonio culturale e immateriale della città e del mondo. È arrivato il momento di sfrocoliare un po’ l’Unesco anche su questo tema e candidarla affinché ottenga il riconoscimento che merita».

Neapolitan Memories and Songs

Renzo Arbore, il re Mida della televisione e della canzone, che appena si riaffaccia sul piccolo schermo fa schizzare gli indici di ascolto, fino a maggio, è anche un po’ re di Napoli.  A Palazzo Reale, infatti, ha inaugurato ieri, la mostra spettacolo che racconta quasi sessant’anni di carriera. Neapolitan Memories and Songs by Renzo Arbore and his tv shows and absolute inutilities.

Cose assolutamente inutili, quindi a loro modo fondamentali.

«Ho sempre vissuto con l’ossequio della fantasia, ricercandola in ogni cosa.Negli oggetti mi ha costantemente affascinato quel guizzo di immaginazione che è il portato umano di chi li ha creati. Qui ci sono tutte le mie passioni e collezioni: i gilet, le camicie, le radio e persino i manufatti di plastica che ho iniziato a conservare negli anni Ottanta, quando nessuno dava peso a questo materiale che poi è diventato ricercatissimo nel design».

La sua mostra s’inaugura a Natale, a Palazzo Reale.

«Mi manca l’ingresso a cavallo… La gioia che provo è un sentimento non comunicabile. Pensate a quel ragazzino foggiano che a 18 anni passava davanti a questa reggia con gli occhi sgranati. Non avrei mai immaginato che un giorno sarei tornato qui, accolto da un così grande affetto. Un amore che io ho sempre nutrito, portando la canzone napoletana in giro per il mondo, dalla Russia all’Australia, dall’Argentina alla Cina, testimoniando sempre l’immagine positiva di Napoli: bellezza, arte e cultura».

La proposta di Renzo Arbore per la canzone Napoletana

«Sono felicissimo che la regione campania abbia pensato a me per far ripartire il progetto dell’Archivio storico della canzone napoletana che è stato inglobato nella Discoteca di Stato. Ci occuperemo presto della digitalizzazione di tutto il patrimonio su vari supporti e della traduzione in inglese di alcuni testi perché oltre alle meravigliose melodie, il mondo comprenda i contenuti di brani bellissimi. Si tratta, come nel caso di Salvatore Di Giacomo, musicato spesso da un pugliese come Mario Costa, di grande poesia. Era de Maggio, Voce ‘e notte… Propongo la canzone napoletana a patrimonio dell’umanità».

La canzone più bella?

«O sole mio. Non è solo la più bella tra le napoletane, ma è la prima in assoluto. Per me supera Summertime».

Arbore non è solo Renzo, ma il «sistema Arbore» che si è sempre circondato di tanti napoletani.

«Luciano De Crescenzo, Marisa Laurito… Ecco, oggi è questo che manca alla tv: la capacità di tradurre i talenti degli artisti in buon intrattenimento. Io presi Marisa che veniva dalla compagnia di Eduardo e la trasformai un personaggio subito molto amato. Così con Benigni che napoletano non è: offrivamo il nostro divertimento con una sorta di jazz della parola…»

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