L’attaccante del Napoli si confessa in un’intervista esclusiva a Vivo Azzurro TV: dalla famiglia al calcio, passando per studio e ambizioni. Retroscena sulla vittoria dell’Europeo.
Dal primo pallone alla maglia azzurra, Giacomo Raspadori apre il suo cuore in un’intervista esclusiva a Vivo Azzurro TV dal ritiro della Nazionale. Un racconto che parte dall’infanzia: “Sin da piccolo dovevano buttarmi fuori dal campo, spinto da questa forte passione trasmessa da mio papà e mio fratello. Già a un anno e mezzo la palla era il soggetto principale dei miei pomeriggi e delle mie mattine”.
Il numero 81 del Napoli ripercorre poi il momento magico dell’Europeo: “La convocazione a Euro 2020 è stata un’emozione fortissima. Ero a cena con la mia famiglia quando l’ho saputa. All’inizio non ho realizzato, giocavo in Serie A da poco. Abbiamo vinto in maniera fantastica, sono stato fortunato a viverla. Un momento indimenticabile”.
Centrale nel suo percorso il rapporto col fratello maggiore: “Per me Enrico era più forte, era il fratello grande. Cercavo di imitarlo e questo mi ha spinto oltre. Ho realizzato anche il suo sogno. Mi riconosce una maggiore determinazione mentale, ma molto deriva dall’averlo avuto come esempio”.
L’attaccante rivela poi il retroscena degli inizi: “In occasione di un torneo vennero a vederci quelli del Sassuolo. Rimasero colpiti da entrambi e con mio fratello iniziammo un percorso durato diversi anni. Mia mamma e mio nonno si alternavano per portarci agli allenamenti, non era comodo da Bologna raggiungere Sassuolo”.
I gol più significativi con la maglia azzurra hanno un sapore speciale: “Il gol con l’Inghilterra a San Siro è stato forse il più emozionante, ricordo i miei genitori in tribuna e di essere riuscito a dedicarglielo. Poi alla pari c’è il primo gol contro la Lituania, a Reggio Emilia, doppiamente bello perché ero ancora al Sassuolo e segnai nello stadio della mia squadra”.
Sul rapporto con Luciano Spalletti: “Abbiamo un bellissimo rapporto. Ho avuto la fortuna di averlo a Napoli e già al Sassuolo, con Giuntoli, aveva mostrato di volermi. Mi stima molto, lo dimostra convocandomi sempre in Nazionale anche nei momenti con meno minutaggio. Non è scontato, di calciatori forti ce ne sono tanti”.
Raspadori guarda anche oltre il calcio: “Studio Scienze Motorie, sono a metà percorso. Sono diventato papà, ho rallentato negli ultimi mesi per aiutare la mia ragazza con la bimba, ma voglio riprendere con i ritmi di prima. Ho sempre pensato che lo studio potesse essere un qualcosa in più per il mio percorso”.
Sul futuro le idee sono chiare: “A 24 anni non mi considero più un giovane. Sono molto ambizioso, in questo momento vorrei completare la maturazione trovando più spazio e continuità. Sono convinto delle mie qualità e di avere ancora tanto da mostrare”.